Come Collaborare
Se siete interessati a scoprire come si entra a far parte del nostro Team, e se state già pensando di sottoporci la vostra candidatura affinché noi possiamo valutare la vostra l’idoneità, leggete attentamente questa pagina. Vi troverete molte informazioni utili per chiarirvi le idee e per capire se possedete i requisiti indispensabili da noi presupposti; e nel caso vi rendiate conto di possederli, potrete anche capire se siete pronti ad affrontare il training necessario per acquisire ciò che vi manca.
Se alla fine della lettura sarete ancora convinti che il nostro Istituto e i nostri progetti siano proprio ciò che state cercando per dare un senso ai vostri studi, per completare la vostra formazione umanistica, e per applicare in una nobile impresa tutto quello che sapete già fare e quant’altro imparerete a fare sotto la nostra guida, allora vorrà dire che forse voi siete proprio le persone giuste che noi stiamo cercando; quelle a cui vorremmo trasmettere sia le capacità che a nostra volta abbiamo appreso dai nostri maestri, sia quelle che abbiamo sviluppato in decine di anni di esperienze prima di giungere alla realizzazione del Portale.
Certamente noi siamo interessati, almeno quanto voi, a far sì che tanti altri, insieme a noi e dopo di noi, possano collaborare per mantenere vivo e far crescere il progetto da cui è nato il nostro Istituto e questo stesso Portale.
Anzitutto dovete sapere che ci capita spesso di ricevere candidature, non solo di nostri vecchi allievi, ma anche di studiosi e studenti, soprattutto in ambito universitario, interessati a collaborare ai nostri progetti; ma altrettanto spesso assistiamo all’esaurimento dell’entusiasmo quando spieghiamo come siamo arrivati a realizzare i «prototipi» che ci hanno fatto guadagnare tanta ammirazione quanta invidia da parte di coloro che vorrebbero fare le nostre stesse cose, ma senza la fatica necessaria per portarle a termine.
In altre parole, se davvero siete matti come noi, al punto di decidere di voler dedicare tempo ed energie ad un’attività che è tanto appassionante quanto poco o per nulla remunerativa, in ogni caso domandatevi se siete pronti a investire il tempo e le energie necessarie per completare la vostra formazione e imparare a praticare tutte le attività che ogni nostro collaboratore deve saper gestire anche senza il nostro aiuto.
Questa cosa può apparire incomprensibile e inaccettabile a persone che da tempo hanno raggiunto e superato l’età della maturità, e che hanno conseguito e collezionato lauree e specializzazioni. Così come può apparire un paradosso che alcuni dei nostri «Attuali Collaboratori», pur essendo meno titolati degli «Aspiranti Collaboratori» e degli «Attuali Apprendisti», sappiano fare cose che essi non riescono ancora neppure a comprendere.
Noi d’altro canto comprendiamo le ragioni per cui alcuni candidati rinunciano a percorrere il cammino necessario per diventare nostri Collaboratori. Può essere frustrante scoprire che molte delle cose che si sono apprese attraverso un percorso accademico umanistico inadeguato non sono utili per questa attività, e che, purtroppo, tante altre che sono necessarie per svolgerla bene non fanno parte del bagaglio di strumenti e conoscenze che si possiede, e perciò dovrebbero essere acquisite studiando ancora, con umiltà e pazienza.
Purtroppo, nonostante si moltiplichino corsi e master che promettono una formazione umanistica avanzata, buona parte di essi, così come sono condotti e per ciò che consentono di acquisire, non sono direttamente applicabili nella nostra attività.
Tuttavia, se vorrete affrontare con noi il percorso necessario per diventare un «iperautore di Sistemi di Studio Reticolare» scoprirete che molte delle conoscenze e competenze di varia natura che avete acquisito nel corso degli anni potranno tornarvi utili quando non ve lo aspetterete; potrete recuperare e connettere tra loro informazioni seppellite nella vostra memoria a lungo termine e non di meno rimanere sorpresi di come certe abilità elaborative, acquisite senza trovarne immediate applicazioni, possano giovarvi ed essere valorizzate nell’attività che potrete condurre con noi per i nostri utenti.
Intanto, per non farvi scoraggiare mentre vi impegnerete a colmare il gap tra quello che sapete fare e quello che dovreste saper fare per svolgere la nostra attività, abbiamo previsto per voi diversi ruoli che non vi faranno sentire solo degli allievi che hanno ancora tanto da imparare prima di diventare operativi.
Anche se non è facile arrivare a soddisfare tutti i requisiti per far parte del nostro Team e collaborare con noi ai nostri progetti, abbiamo studiato alcune possibilità immediate di collaborazione – riguardanti settori e aspetti specifici della nostra attività – che ci consentano più facilmente e rapidamente di accettare e integrare contributi esterni. Potreste ad esempio: studiare e sviluppare soluzioni tecnologiche, tradurre i nostri Servizi, produrre e diffondere informazioni sulla nostra attività, collaborare con il nostro Magazine “L’Umanista” purché ne condividiate gli ideali e il progetto, partecipare al nostro “Circolo dei Cercatori di Tesori nei Territori Inesplorati dell’Arte Narrativa”, o entrare a far parte della nostra Comunità di Educatori.
Grazie a queste possibilità di collaborazione potreste trovare in breve una collocazione nel nostro Istituto e aiutarci a sviluppare e diffondere la nostra attività online, affinché possa raggiungere il maggior numero di potenziali utenti non solo del nostro Paese. In questo modo potrete subito collaborare con noi mentre valuterete se acquisire anche quello che vi manca per fare proprio quello che facciamo noi.
Per fare il nostro specifico lavoro – quello per cui è nato l’Istituto -, oltre ad essere matti bisogna infatti possedere una preparazione che al momento neppure le Università più prestigiose al momento vi possono offrire. La formazione realmente «inter-disciplinare» richiesta riguarda un vasto insieme di abilità, tutte necessarie per condurre attività, insieme artistiche e scientifiche, su terreni di solito non frequentati da chi si occupa solo di arte o solo di scienza. Inoltre richiede che queste capacità si applichino in modi che non si insegnano e non si praticano più dai tempi in cui i quei grandi umanisti spiegavano che la scienza è una «bussola», il miglior strumento per intendere e fare l’arte, oltre che per capire e carpire i segreti della natura a cui l’arte deve ispirarsi.
Per queste ragioni noi scegliamo i nostri collaboratori tra coloro che hanno avuto la fortuna di iniziare a sviluppare già durante l’infanzia, grazie agli stimoli di qualche bravo maestro (come lo sono stati per noi Henri Laborit, Alberto Cirese, e tanti altri), la «memoria elaborativa», cioè quell’insieme di capacità necessarie per scoprire e stabilire «connessioni» tra fenomeni non immediatamente confrontabili, distanti nello spazio e nel tempo.
A partire da questa indispensabile premessa, che ci permette di selezionare i candidati più promettenti, noi stessi formiamo i nostri potenziali «Collaboratori» prendendoci cura di ognuno di loro anzitutto come «Allievo» della nostra Scuola e «Apprendista» nelle nostre Botteghe.
Anche per noi è difficile «scommettere» se, alle prime difficoltà, quando dovrete rimettere in discussione «automatismi» acquisiti in anni di studi «settoriali» e talvolta anche «ideologizzati», sarete in grado di superarli, se avrete l’umiltà di riprendere a studiare, o se invece, presuntuosamente, vi allontanerete rinunciando ad un’occasione unica per fare un salto di qualità che nessun Master universitario oggi vi può offrire, neppure a carissimo prezzo.
Detto ciò, vogliamo provare a spiegarvi alcune delle tante ragioni per cui noi stessi consideriamo questa attività il miglior sbocco possibile per chi – proprio come noi – abbia deciso di investire buona parte della propria vita negli studi umanistici.
Senza alcun dubbio questa è per noi l’attività più bella che si possa svolgere per sentirsi continuatori di quella tradizione umanistica che nessuno di noi considera solo il nostro passato, ma anche il nostro presente e il nostro futuro.
Nessuno di noi rinuncerebbe – neppure per prestigiosi titoli accademici o per stipendi manageriali – a fare ciò che ora finalmente siamo in grado di fare bene e con passione, anche fuori da contesti istituzionali.
Tra i compiti che ci siamo dati c’è anche quello di contribuire a formare nuove generazioni di umanisti e dar loro la possibilità di essere i degni eredi dei grandi maestri del nostro passato.
Tante sono le ragioni per cui consideriamo ciò che facciamo non un lavoro ma una passione, a cui dedichiamo, con piacere, tutto il tempo che riusciamo a strappare agli impedimenti del quotidiano vivere.
Quello che in questi anni siamo riusciti a preparare per voi, potenziali collaboratori, è esattamente ciò che avremmo voluto che qualcuno ci mostrasse e spiegasse nel corso o alla fine dei nostri studi accademici; quando cioè non avevamo ancora trovato una strada per applicare e continuare a sviluppare quello avevamo appreso, quando non avevamo ancora capito cosa volesse dire essere «umanisti», e quando non avevamo ancora idea di come e dove avremmo potuto apprendere ciò che avvertivamo come una mancanza o un’inadeguatezza.
Ora alcuni di voi, che si trovano proprio in quella situazione, potranno cogliere un’opportunità che noi stessi non abbiamo avuto, a cui abbiamo dovuto sopperire con decenni di ricerche, studi, sperimentazioni, per arrivare, ora, ad offrire a voi proprio quello che noi stessi andavamo cercando.
Unendovi a noi potrete apprendere un metodo di lavoro che incrocia e integra metodi di tanti studiosi che per secoli si sono passati quel testimone che ora noi abbiamo la responsabilità di passare ad altri, preparandoli affinché ne facciano buon uso. Con noi potrete scoprire e sperimentare soluzioni metodologiche in un campo tanto appassionante quanto poco esplorato: quello della narrazione artistica.
Se trovate queste nostre considerazioni un po’ presuntuose, sappiate che noi continuiamo a pensare che se scoprissimo che altri che fanno già il nostro lavoro – magari anche meglio di noi – smetteremmo subito di farlo e ci dedicheremmo ad altre cose. Ma paradossalmente sembra proprio che, al momento, non voglia e/o non possa farlo nessun altro che noi, mettendo disposizione di un’utenza sempre più ampia ciò ch abbiamo compreso, sperimentato, costruito attraverso tanti progetti e prototipi.
Sta a voi farvi avanti e aiutarci a mostrare – attraverso l’incremento dei nuovi servizi completamente online – che non siamo più solo dei «pionieri».
Il contesto culturale in cui nasce il nostro nuovo «Portale di Servizi Educativi e Formativi Non Profit» è scoraggiante, aggredito da degrado crescente di cui per ora non si vede la fine. La situazione è per così dire critica, ma, essendo ormai anche cronica, è considerata da tanti non preoccupante. Noi invece ce ne preoccupiamo e consideriamo perciò ancora più importante la riuscita della nostra impresa.
Per entrare più nel merito delle nostre preoccupazioni e dei compiti che ci siamo dati per affrontarle occorre considerare che, mentre in ogni campo del sapere e del fare proliferano i «manuali», viceversa nel campo di cui ci occupiamo, – in cui indaghiamo come la scienza guidi l’arte – solo la musica ha sviluppato un’adeguata «manualistica», sin dall’antichità. Certo – direte voi – oggi ci sono i manuali di «storia» delle «materie». Ma nessuno studioso e didatta sembra interessato o preparato a sufficienza per entrare nel merito di «come si fanno» le cose di cui lui stesso ricostruisce «la storia».
Si continua a studiare quello che c’è «dietro», «davanti», «intorno» ai capolavori della narrazione; ma tanto lo studente quanto l’aspirante studioso o autore non hanno alcun riferimento, alcuno strumento per orientarsi, per studiare «come sono fatte e come funzionano» ovvero cosa c’è «dentro» le cose di cui essi si occupano; e così finiscono per scambiare le «opinioni» per scienza, o a rassegnarsi a sperare in quella magica o religiosa «ispirazione» che premia alcuni e punisce gli altri (i non adepti, i non credenti?).
Ora dovete sapere che noi abbiamo deciso di lavorare in questo campo proprio perché mancano i «manuali» (manuali che non lo siano solo di nome) perché manca una «rigorizzazione metodologica» degli strumenti di studio, come direbbe il nostro amato Maestro Alberto Mario Cirese.
Per questo dopo aver creato il nostro Istituto più di quaranta anni fa cominciammo con l’adottare come compagni di viaggio – o meglio guide di viaggio – proprio quei rari e veri Maestri, quegli «autori-studiosi» che avevano dedicato parte della loro vita e del loro lavoro – anziché a «fare» ulteriori opere – a «riflettere su» e a «parlare di» «come» sono fatti e di come funzionano quei capolavori (di loro stessi o di loro Maestri) che tutti oggi ammirano ma al contempo considerano come l’inspiegabile risultato di un «inconsapevole genio».
In quegli autori anomali, capaci di spiegarsi e di spiegare i meccanismi del loro lavoro trovammo i nostri primi riferimenti; e dalle loro riflessioni esplicite traemmo le prime indicazioni metodologiche per muoverci in questo campo – la «narrazione artistica» – con una strumentazione scientifica rigorosa che riuscimmo poi ad espandere andando a lezione di metodo da tanti altri Maestri, scienziati che avevano condotto studi metodologici in campi che nulla avevano direttamente a che fare con la narrazione artistica. E in questi ultimi trovammo dei saggi, competenti, e disponibili alleati sempre pronti ad incoraggiarci a tentare un’impresa tanto ambiziosa quanto necessaria.
Il passo successivo riuscimmo a compierlo quando demmo avvio a uno studio sistematico dell’opera degli stessi autori che con i loro esercizi meta-narrativi ci avevano stimolato a ricercare principi e soluzioni varianti e invarianti nella narrazione artistica. Così, con lo stesso metodo da loro esemplificato metanarrativamente, conducemmo i nostri studi bel oltre le parti di quei loro capolavori da loro stessi presi in esame per spiegarne i meccanismi; per anni ci siamo spinti alla ricerca dei medesimi «meccanismi» di cui avevano parlato e che avevano esemplificato nelle loro conferenze, lezioni, interviste e lettere.
E solo grazie a questo «studio sistematico», condotto scena per scena e principio per principio, investigando l’architettura ed esplorando le correlazioni di opere immortali, abbiamo finalmente scoperto e verificato la «sistematicità dei loro progetti» e la fondatezza delle loro ipotesi. Abbiamo anche capito che per comprendere i loro progetti dovevamo uscire dai confini dei settori in cui i loro lavori venivano pubblicati e giudicati (il cinema non si studia e non si fa con il cinema, direbbe Roberto Rossellini).
In questo lungo viaggio, grazie alla nostra preparazione interdisciplinare, abbiamo potuto scoprire, in ambiti scientifici considerati estranei alla narrazione artistica, molti di quei meccanismi che gli autori «usano» senza parlarne e a volte senza piena consapevolezza, senza cioè poterli controllare appieno.
Ma nel caso degli artisti la consapevolezza, e il conseguente pieno controllo dei meccanismi da loro utilizzati, è proprio la loro forza, ciò che fa la differenza tra i loro capolavori e i testi ordinari di autori che magari diventano “famosi” per qualità extra-artistiche, che fanno tendenza, divengono una moda, caratterizzano un periodo storico, ma poi non superano il proprio tempo e non raggiungono quella immortalità che solo testi di valore «universale» possono ottenere.
Spesso l’«implicito» è confuso con l’«inconsapevole»; e il fatto che gli autori parlino poco e malvolentieri della loro opera è considerato spesso (soprattutto da quei presuntuosi pseudo-studiosi autoproclamatisi «esegeti» degli artisti) indizio di inconsapevolezza, e non un modo accorto con cui gli stessi autori promuovono la loro opera presso il grande pubblico, sfruttando a loro favore le «credenze» del «senso comune» – l’alone magico che i media creano attorno a loro – per alimentare quegli scandali e quei misteri di cui il pubblico impreparato si nutre e con cui decreta il successo dei suoi beniamini.
Nelle stesse nostre ricerche abbiamo scoperto che anche gli artisti della narrazione – come tutti gli artisti – di solito bruciano i progetti, le bozze, i quaderni di lavoro, gli studi, le «impalcature» dopo aver creato le loro mirabili «architetture». In questo modo le loro opere sembrano – miracolosamente – comparire dal nulla come frutto di travagliati e improvvisi parti notturni. Ma non tutti gli autori, per fortuna, hanno seguito questa pratica (utile per loro ma dannosa per tutti i loro potenziali studiosi) di distruggere i loro progetti e nascondere le impalcature. Non tutti, quando li si interroga, tacciono o mentono per alimentare l’aura magica che li circonda grazie all’ingenuità del pubblico e alla furbizia di media e mercanti d’arte.
Noi ci siamo chiamati Istituto “MetaCultura” perché ci interessava indagare, scoprire e far conoscere la rete «meta-culturale» delle possibilità logiche che soggiacciono a ogni fenomeno culturale, quei meccanismi «invarianti» che rendono possibile confrontare le «variazioni» culturali e riconoscerne le «parentele», quelle «regole del gioco» «implicite» e «soggiacenti» alle tante «partite» – solo apparentemente senza regole – giocate dai grandi artisti, che consentono di apprezzare le complesse strategie elaborate a partire da esse.
Nella nostra ricerca metodologica dei «principi universali della narrazione artistica», e nel nostro studio delle «soluzioni narrative e compositive» elaborate dagli autori per costruire opere concepite come veri e propri «sistemi complessi», abbiamo fatto sorprendenti scoperte e raccolto confortanti prove – confortate anche sul piano filologico – riguardo la consapevolezza degli autori e la scientificità dei ragionamenti con cui arrivano ad elaborare soluzioni artistiche efficaci. Inizialmente abbiamo seguito alcune tracce che ci hanno messo sulla buona strada, e nel tempo abbiamo raccolto una quantità di evidenze e di esempi, in forma di scritti, lezioni, interviste dimenticate, tale da sciogliere i dubbi anche degli scettici che non si accontentano delle argomentazioni logiche riguardo la rigorosità, la sistematicità, la metodicità nella composizione dei capolavori artistici.
In questo percorso di ricerca a volte abbiamo ottenuto aiuto direttamente dagli stessi autori, quelli ancora viventi, altre volte da affidabili e competenti loro collaboratori, evitando con cura quegli pseudo-studiosi che devono la loro notorietà alle leggende, agli aneddoti, ai pregiudizi e alle credenze che loro stessi sostengono e alimentano nel presentarsi come i soli e indiscutibili esperti, depositari e custodi di scomode verità segrete giunte miracolosamente fino a loro, riguardanti episodi traumatici della vita degli artisti che avrebbero provocato accidentalmente ispirazioni artistiche di natura patologica e autobiografica.
La nostra ricerca considera i «testi artistici» non come «pretesti» per immaginare le patologie degli autori e «proiettare» su di essi le proprie, ma come degli «oggetti complessi» in cui è necessario entrare per capire come sono fatti e come funzionano, per comprendere come ha ragionato l’autore nel renderli dei «sistemi in cui nulla è lasciato al caso».
È proprio dallo studio sistematico dei capolavori lasciatici dai maestri della narrazione artistica che noi ricaviamo i meccanismi universali della narrazione artistica e le strategie elaborate – da quei grandi autori – per raccontare storie immortali padroneggiando ogni fase e aspetto della loro progettazione.
Entrare nei loro capolavori è un viaggio al contempo nella mente degli autori e nei meccanismi di funzionamento dei loro congegni ad orologeria, ma anche – più in generale – nei «meccanismi invarianti dell’animo umano», che quei loro capolavori riescono a svelare e a rappresentare con la stessa profondità di indagine di uno scienziato, ma con una «forma sintetica e narrativa» anziché «analitica e saggistica».
Per entrare nella testa di un grande autore attraverso i suoi capolavori bisogna imparare a ragionare come lui, in modo tanto eccentrico quanto metodico, e comprendere le ragioni, tutt’altro che ovvie, delle sue straordinarie «connessioni», di come abbia elaborato racconti complessi correlando in modi sorprendenti le informazioni raccolte dalle opere dei suoi maestri e dalla sua bibliomediateca ideale.
Per questo i nostri collaboratori devono acquisire anch’essi capacità straordinarie, proprio come quelle degli autori di cui ci occupiamo.
Dopo oltre quaranta anni possiamo dire che siamo vicini a poter presentare una «Teoria Unificata della Narrazione Artistica» che superi i confini settoriali delle discipline artistiche e l’attuale contrapposizione tra arti e scienze. La nostra “Scuola di Narrazione Artistica Poliespressiva” è stata concepita per formare narratori inter-mediali e poli-espressivi, non romanzieri «o» sceneggiatori «o» drammaturghi «o» librettisti. Infatti vi si insegnano le regole della narrazione in ogni forma espressiva e con ogni forma espressiva, considerando sia l’indipendenza sia l’integrazione delle forme stesse, dalla mono- alla poli- espressività.
Così la formazione dei nostri collaboratori deve necessariamente integrare gli strumenti di diverse scienze con le conoscenze di diversi tipi di prodotti artistici, perché noi ci occupiamo di ogni forma di narrazione artistica. Anche se uno di voi volesse specializzarsi nello studiare ad esempio racconti artistici in forma cinematografica, una volta addentratosi nella rete delle correlazioni in base ai principi di funzionamento dei capolavori presi in esame, finirebbe per scoprire tanti correlati letterari, musicali, teatrali, pittorici, ma solo in piccola parte cinematografici; e ovviamente non potrebbe neppure coglierli senza la conoscenza del mondo artistico per intero. Per la stessa ragione non potrebbe cogliere i meccanismi della narrazione artistica senza imparare a ragionare come uno scienziato; non solo perché occorre la mente di un investigatore per cogliere le soluzioni che un grande artista ha elaborato per un suo capolavoro, ma anche perché lo stesso artista ha ragionato come uno scienziato che creava un complesso puzzle, un labirinto narrativo per metterci alla prova nel comprenderne la complessità e apprezzarne le qualità.
In conclusione la nostra offerta per diventare nostri collaboratori è rivolta a tutti coloro che, in questa prospettiva, hanno già intrapreso o vogliono intraprendere un percorso formativo molto avanzato; un percorso che, come ora sapete, noi non diamo per scontato, ma curiamo personalmente, insegnando ai nostri promettenti allievi, apprendisti e collaboratori, tutto quello che purtroppo le Università e gli Enti di istruzione superiore non insegnano più.
Ciò che noi presupponiamo è solo la vostra curiosità ancora viva, la vostra attitudine a ricavare e «connettere» informazioni fuori dagli schemi delle discipline e dei settori con cui sono separate le materie scientifiche e artistiche, nonché la vostra disponibilità a mettere in discussione «presupposti ideologici» divenuti «automatismi». In altre parole, nell’accettare la vostra candidatura noi apprezzeremo e valuteremo soprattutto il vostro buon uso delle «sinapsi», di quelle «capacità elaborative» che noi vi insegneremo a sviluppare solo se le avete già attivate con l’aiuto di qualche bravo maestro negli anni cruciali della vostra infanzia. Per il resto, tutto che non sapete già fare potrete apprenderlo con pazienza, dedizione e passione, oltre che con il nostro esempio e sotto la nostra guida.
A questo punto avrete capito che la nostra attività si basa sulla «ricerca» e sull’«applicazione» di strumenti «metodologici», di natura scientifica, con cui rendiamo meno confuso e aleatorio tanto il processo della «creazione» artistica quanto quello dell’«interpretazione» scenica, e ancora quello dello «studio» e della «comprensione» dei progetti artistici.
Per poter condurre questa attività, insieme progettuale e formativa, abbiamo pensato di creare, anche online, delle vere e proprie «Botteghe», che replicano quelle offline in cui ancora lavoriamo quotidianamente. Nelle nostre Botteghe tanto lo studio dei capolavori artistici, rappresentati dalle risorse di archivio della nostra Bibliomediateca, sia la progettazione dei Sistemi di Studio e degli altri servizi educativi e formativi, destinati agli allievi della nostra Scuola, si conducono di pari passo con la formazione dei nostri stessi collaboratori. Così si garantisce la continuità dell’attività di un team che si rigenera, che si prepara a imprese ambiziose, e che le realizza fino all’erogazione dei servizi che da esse scaturiscono.
L’accesso alle Botteghe è riservato specificamente ai nostri collaboratori, agli allievi e agli apprendisti aspiranti collaboratori.
I progetti di ogni Bottega sono e saranno sempre resi pubblici nelle presentazioni delle Botteghe stesse, dove cercheremo, tra l’altro, di dar conto dello stato di sviluppo di ogni singolo progetto, affinché sia i nostri sostenitori che i nostri collaboratori possano valutare se e come contribuire al suo sviluppo.
I collaboratori avranno sempre accesso a tutte le Botteghe e ai relativi progetti a cui vorranno partecipare. Per ogni Bottega e ogni progetto verranno resi accessibili tutti i materiali di progettazione e realizzazione necessari, che gli stessi collaboratori interessati al progetto provvederanno a digitalizzare e a incrementare via via che se ne troveranno di ulteriori, di nuovi e più adatti, di qualità migliore e in edizioni migliori.
Solo i collaboratori potranno lavorare direttamente sui documenti di archivio, sia su quelli in nostro possesso sia su quelli messici a disposizione da legittimi eredi e depositari di diritti per aiutarci a sviluppare i nostri progetti di valorizzazione di quelle risorse.
I nostri collaboratori contribuiscono all’attività non profit dell’Istituto mettendo disinteressatamente a disposizione il loro tempo, le loro capacità, e i loro mezzi, sia tecnologici che logistici.
I collaboratori senior formano i collaboratori apprendisti fino a che questi ultimi potranno occuparsi a loro volta di nuovi allievi, apprendisti, aspiranti collaboratori.
Ogni collaboratore si guadagna con il suo lavoro la possibilità di poter accedere ai materiali rari e preziosi dei nostri Archivi e della nostra Biblio-media-teca, con cui può formarsi sotto la guida dei collaboratori più esperti; e inoltre, grazie al livello di formazione raggiunto, può contribuire alla realizzazione di progetti sempre più complessi, di cui può diventare persino il referente, organizzando lui stesso, con gli altri interessati, gli incontri di sviluppo e di formazione necessari per l’attuazione del progetto stesso.