Le Nuove Botteghe Umanistiche

Gli Ambienti di Studio, Progettazione e Sviluppo, dove trasformiamo «oggetti» inerti e irrelati in «strumenti» di metodo per studiare, con la scienza, le soluzioni e le regole della narrazione artistica, per indagare l’architettura di capolavori immortali, per esplorare la rete delle correlazioni tra le innumerevoli varianti di modelli archetipici, e per scoprire i meccanismi narrativi e compositivi condivisi tra opere distanti tra loro nello spazio, nel tempo, e nelle forme espressive.

I Progetti della Bottega Perché rileggere i classici

I Progetti della Bottega Perché rileggere i classici

Studiare un autore: I Laboratori dedicati ai maestri della narrazione artistica in forma letteraria

La scelta dei progetti narrativi a cui dedicare i Laboratori di questa Bottega è ovviamente la più difficile da prendere, perché tanti sono gli autori che da Omero ad oggi si sono cimentati con successo nella scrittura di capolavori letterari. La letteratura è, tra le forme d’arte, quella forse più prolifica di capolavori, dei quali abbiamo non solo tracce, ma opere complete fruibili proprio come sono state fruite al tempo in cui furono realizzate. Alla letteratura è affidato da sempre il sapere depositato di una Società; e le opere artistiche capaci di condensarlo sono innumerevoli non meno di quelle scientifiche che possono aiutarci a dipanare le ombre e la nebbia ideologica che le circondano. Ancor più difficile è certamente scegliere gli autori che in questo primo Laboratorio vogliamo assumere come guide spirituali, per noi e per voi; quegli autori di cui intendiamo studiare l’opera complessiva nelle sue interne ed esterne correlazioni, ricavando da essa una lezione di metodo che sia davvero universale e non legata alle mode del tempo in cui è stata realizzata o quelle del tempo in cui per ragioni arbitrarie è stata rivalutata nel bene o nel male.
In un momento in cui i nazionalismi sembrano di nuovo dominare la scena politica e condizionare anche le scelte artistiche, noi vogliamo considerare, anche in questo Laboratorio, quegli autori cosmopoliti che hanno creato un’opera che possa essere ritenuta patrimonio dell’intera umanità, in grado di dialogare con opere di ogni tempo e luogo, e di ispirare autori di ogni generazione.
Per operare queste scelte ci siamo basati sul criterio che già abbiamo usato per le altre Botteghe, cioè quello di privilegiare autori che con le loro opere ci permettano di esplorare connessioni con ogni campo artistico, grazie ai modelli archetipici e logici condivisi con capolavori che già consideriamo nelle altre Botteghe.
Con il vostro aiuto noi speriamo di poter aumentare progressivamente il numero di autori e di opere a cui potremo dedicarci, anche formando nuovi iperautori che possano realizzare tutto quello che noi non possiamo fare direttamente, ma che mostreremo «come» fare, attraverso esempi metodologici che speriamo siano illuminanti. 
Se tutti gli artisti della narrazione tessono una rete di racconti interrelati tra loro come varianti di medesimi progetti, condivisi con i loro maestri allievi e interlocutori, pochi riescono a creare, con la loro opera, un vero e proprio universo narrativo, popolato di personaggi e storie che che costituiscono, ognuna, una complementare indagine ed esplorazione dell’universo stesso. Alcuni, come Honoré de Balzac, hanno fatto di questo principio un vero e proprio «esercizio di stile», realizzando racconti come tessere di un unico grande mosaico – la sua “Commedia umana” – in cui i medesimi personaggi, che in un racconto conquistano il ruolo di protagonisti staccandosi dallo sfondo, riappaiono, anche negli altri racconti per interagire con i nuovi protagonisti.
Omero aveva mostrato come ogni nuovo raconto nascesse da ciò che altri non avevano raccontato, inserendosi lui stesso in una serie di storie leggendarie tradizionali e mitologiche da cui traeva la materia e con cui stabiliva correlazioni. Altri autori preferiscono sviluppare variazioni su un tema e condurre esercizi di stile intorno a modelli ricorrenti nella loro stessa opera, ereditati dai propri maestri e condivisi con i propri compagni di viaggio, in avventure artistiche a cui anche altri autori sono chiamati a collaborare a distanza. In entrambi i casi intendiamo studiare, proprio in questo Laboratorio, come un grande autore crei un «sistema di racconti» tra loro interconnessi, e ci offra la possibilità di godere sia delle singole parti sia delle loro correlazioni.

A Lezione da Charles Dickens

Questo Laboratorio di narrazione e scrittura letteraria esplora il reticolo di varianti, creato dallo stesso Charles Dickens, tra i suoi romanzi e con i racconti di altri autori: tutti coloro che da esso hanno tratto ispirazione, o che con esso hanno condiviso, modelli comuni.
Anzitutto prendiamo in esame le variazioni sul tema delle «autobiografie ipotetiche» che lo stesso Dickens ha elaborato realizzando racconti di formazione che seguono la crescita di personaggi-autori, predestinati, dallo stesso autore, a guadagnarsi un ruolo di cantastorie che esplicita la formazione etica, morale, e intellettuale dello stesso Dickens.
Al contempo questo Laboratorio sviluppa, in forma «metanarrativa» quella ipotesi, attuata esplicativamente dalla serie televisiva Dickensian, per la quale ogni racconto dell’autore, attraverso una serie di «gradi separazione», possa essere implicitamente correlato agli altri. La serie sviluppa una serie di «presupposti» comuni, «antefatti» a cui possano essere ricondotte le distinte storie dei personaggi protagonisti dei famosi romanzi di Dickens, i quali si trovano a vivere le loro avventure straordinarie nell’inconsapevolezza di avere le medesime radici e di influenzarsi a vicenda interferendo o aiutando, con le loro storie, quelle degli altri. Nel Sistema che svilupperemo, esplicitando e rappresentando le «correlazioni interne ed esterne» ad ogni racconto dickensiano, cercheremo di argomentare come in ognuno di essi possano essere individuate «porte», di uscita e di ingresso, verso e da gli altri racconti, sviluppando quelle domande che non trovano risposta nel racconto stesso.
Infine, dal modello di «racconto ipotetico» di «viaggi nel tempo e in universi paralleli», rappresentato dal Canto di Natale, intendiamo sviluppare un reticolo ipertestuale che intrecci i tanti racconti in ogni forma espressiva e mediale che condividono questo modello e ne sviluppano varianti dotate di qualità artistiche. Gli intrecci di Dickens sono molto complessi, contengono storie nelle storie, e aprono a deviazioni che possono sviluppare, da ciascuna, nuove storie. Nei suoi racconti i personaggi costruiscono la loro identità di protagonisti progressivamente, e rischiano di uscire dal racconto, come ogni altro personaggio non protagonista, per riapparirvi di nuovo attraverso un imprevisto sviluppo delle loro storie. L’abilità di Dickens di far saltare il lettore da un universo degradato di personaggi miserabili a quello appassionante di eroi che idealisticamente lottano contro le complicazioni create loro dall’autore, gli consente di spostare l’attenzione del lettore da una storia all’altra e di mostrarne progressivamente legami impercettibili ad una prima lettura. Così vediamo nascere relazioni dove nessun personaggio o lettore scommetterebbe che potrebbero fiorire, così seguiamo personaggi candidi e innocenti attraversare l’inferno, e altri toccare il  fondo della degradazione, fino a sfiorare la miseria spirituale. Poter seguire e apprezzare la nascita di personaggi acerbi, o la rinascita di personaggi perduti, è il migliore incoraggiamento per il lettore che si sia rassegnato a non giocare più la propria partita nella vita e nell’arte, a non crescere più né moralmente né intellettivamente. La palestra creata da Dickens per la mente e per l’animo umiliato dalla vita è il luogo ideale per chiunque voglia scoprire, esplorare, e ritrovare quella mappa dei sentimenti e dei conflitti universali che regola al contempo la vita e l’arte. Studiare Dickens aiuta a ridare vita anche agli animi più inariditi che vogliano una seconda possibilità dalla vita e dall’arte. Inoltre, un lettore che nutra ambizioni autoriali artistiche, è il pane quotidiano con cui alimentarsi, per ricordare tutto ciò che in un buon racconto non può essere mai trascurato.

A Lezione da Stefan Zweig

Da tempo stiamo ricostruendo in versione digitale l’intera opera di Stefan Zweig, per renderla di nuovo completamente disponibile almeno per chi, come noi, la vuole studiare oltre che leggere. E mentre ci adoperiamo per rieditare i suoi testi non più editi e consentirne la lettura nella nostra lingua e nelle traduzioni migliori che ne siano state fatte – come quelle esemplari di Lavinia Mazzucchetti – abbiamo deciso di intraprendere lo studio sistematico delle soluzioni narrative di questo eccezionale scrittore e umanista, dedicandogli un Laboratorio specifico in cui intendiamo estrarre la sua lezione di metodo. In questo modo potremo offrire ai nostri utenti non solo un’esperienza di lettura/rilettura reticolare che possa contribuire all’educazione interdisciplinare e alla formazione umanistica di qualunque individuo, ma anche uno strumento di studio reticolare adeguato a rendere espliciti gli insegnamenti metodologici racchiusi nella sua opera, adatti per formare nuovi autori letterari.
In questo Laboratorio di narrazione e scrittura letteraria intendiamo infatti tessere la rete di connessioni intra e inter testuali che lega implicitamente tra loro, come fossero capitoli di un unico grande romanzo, le tante novelle e romanzi elaborati dallo scrittore.
In questo modo la sua opera si rivela un «romanzo multiplo», i cui personaggi vivono storie che alle volte sembrano sviluppi ipotetici e paralleli dello stesso progetto, e altre volte sembrano costituire gli antefatti o gli sviluppi di storie narrate in altri racconti.
In questo Laboratorio, inoltre, intendiamo studiare l’opera narrativa di Zweig in relazione a quella saggistica, in particolare al suo più famoso racconto filosofico, Il mondo di ieri, un lungo saggio romanzato in forma autobiografica che sembra invitarci a osservare ogni racconto del suo autore come se fosse nato per drammatizzare un diverso  nodo antropologico esaminato in esso da Zweig.
In questa prospettiva i numerosi racconti brevi e romanzi di Zweig appaiono come puntuali applicazioni della teorizazione scientifica intorno al degrado culturale del mondo umanistico racchiusa in Il mondo di ieri; o, viceversa, come «casi» da lui stesso presentati come oggetti analizzabili da molteplici prospettive. Ognuna delle sue novelle, dando alle avventure interiori dei suoi personaggi un fondamento verosimile e realistico, sembra argomentare, dalle prospettive dei diversi protagonisti, le sue riflessioni di studioso e quelle di tanti altri studiosi riguardo gli stessi dilemmi, al contempo morali, scientifici e artistici. Attraverso la fitta rete di racconti autonomi e correlabili da lui elaborata, Zweig sembra infatti voler dar voce proprio alle idee e ai conflitti morali e psicologici che nel suo capolavoro sono espressi in prima persona, come riflessione al contempo partecipe e distaccata intorno alle involuzioni di un mondo che non ha saputo proteggere i propri ideali umanistici. Drammatizzando i conflitti antropologici, psicologici e ideologici attraverso le storie e i punti di vista dei diversi personaggi coinvolti, egli ci fa entrare nella sua mente di autore e studioso e ci invita a partecipare a un dialogo a distanza che coinvolge tanti altri studiosi e autori in una riflessione interdisciplinare sulle sorti della Civiltà a cui apparteniamo e che vorremmo che le generazioni future possano ancora conoscere e trarne gli strumenti per una formazione umanistica completa, scientifica e artistica.  
Il rapporto tra riflessione teorica e applicazione narrativa non è mai stato così chiaro ed esplicito come nell’opera di Zweig. Proprio come nell’opera cinematografica di Rossellini, i personaggi incarnano le riflessioni di Zweig e quelle dei suoi interlocutori, tra cui non va dimenticato Sigmund Freud, dal quale egli sembra trarre ispirazione nel caratterizzare i protagonisti dei suoi racconti come casi umani di personaggi complessi, che affrontano i loro conflitti interiori proprio per non diventare disperati casi clinici. 
Sempre in questo Laboratorio intendiamo prendere in esame tre adattamenti cinematografici, da altrettanti racconti di Zweig, che, sul piano metodologico, possono contribuire a chiarire ai nostri allievi e utenti come si trasforma un romanzo in un dramma o in una sceneggiatura. Max Ophuls, Roberto Rossellini, Patrice Leconte ci aiutano nel compito di collegare questo Laboratorio a quelli che sviluppiamo nella Bottega “AuteurStudio”, dove, dalla prospettiva reciproca, mostriamo in che modo il cinema d’arte dialoghi con  la letteratura d’arte.  Se in ogni Bottega dedichiamo spazio alle trasformazioni dei testi artistici, alla loro riscrittura e alla loro messa in scena, qui il confronto tra autori ci permette di comprendere come le trasformazioni autoriali di capolavori autoriali, proprio come nel teatro d’opera, mettano in discussione l’idea stessa di «adattamento», intesa come «riduzione», per ridefinirlo piuttosto come un dialogo a distanza tra autori su medesimi modelli narrativi.