Le Nuove Botteghe Umanistiche

Gli Ambienti di Studio, Progettazione e Sviluppo, dove trasformiamo «oggetti» inerti e irrelati in «strumenti» di metodo per studiare, con la scienza, le soluzioni e le regole della narrazione artistica, per indagare l’architettura di capolavori immortali, per esplorare la rete delle correlazioni tra le innumerevoli varianti di modelli archetipici, e per scoprire i meccanismi narrativi e compositivi condivisi tra opere distanti tra loro nello spazio, nel tempo, e nelle forme espressive.

5. Studiare un tema universale della narrazione per l’infanzia

In questi Laboratori conduciamo uno studio sistematico, a più livelli e da più prospettive, di alcuni modelli di racconto per l’infanzia che hanno ispirato innumerevoli varianti implicite ed esplicite, in ogni forma espressiva.
Quanti «temi» della «commedia» e della «tragedia» sono entrati a far parte dei racconti per l’infanzia bilanciandosi tra loro come estremi, paradossali e contraddittori (ad esempio: «mostruoso» ma «divertente») per creare quel «nonsense», quell’umorismo senza freni, quel melodramma senza riserve di cui si nutrono le fiabe e i loro piccoli fruitori?
Quanti racconti per l’infanzia si basano, ad esempio, su uno straordinario rapporto di «coppia» tra personaggi complementari che traggono forza e che producono divertimento proprio dal loro «cattivo assortimento» progettuale?
Quanti altri ancora si basano sulla «mostruosità» dei protagonisti o degli antagonisti e sulla falsa mostruosità interiore o esteriore dei personaggi stessi?
E quanti racconti si basano sull’eroismo di personaggi candidi e ingenui e tuttavia capaci, in situazioni estreme, di trasformarsi in eroi per compiere imprese straordinarie?
Quanti racconti per l’infanzia, infine, si basano sul conflitto morale tra angeli e demoni, tra purezza e depravazione, tra istinto e ragione, tra vizi e virtù?
Ogni bambino è in grado di riconoscere questi conflitti quando vengono rappresentati in forma antropomorfa o zoomorfa attraverso personaggi che incarnano sentimenti contrastanti, a cominciare dalle «Favole di animali» delle raccolte di Esopo, Fedro e La Fontaine, per giungere fino alle Silly Symphonies di Walt Disney, dove «l’eterno conflitto» è il motore dei racconti stessi.
Ma un conto è riconoscere i conflitti, soprattutto quando sono resi così espliciti, un altro è riuscire a rappresentarli adeguatamente e in modo non esplicito. Le cose si complicano quando i conflitti devono essere ricavati dalle azioni di personaggi peraltro non antropomorfi o zoomorfi.
Imparare a «drammatizzare» «l’eterno conflitto», per far funzionare un racconto che diverta e insegni allo stesso tempo senza fare prediche, e che e sollevi interrogativi senza fornire rassicuranti risposte ideologiche, fa parte della formazione di ogni grande narratore per l’infanzia.
I Sistemi di Studio che sviluppiamo in questi Laboratori sono pensati proprio per offrire strumenti formativi agli aspiranti narratori per l’infanzia o a quanti già lo sono ma vogliono perfezionarsi in questa bella ma difficile attività. Inoltre offrono ai ragazzi e agli educatori preziosi strumenti per comprendere i meccanismi di racconti indimenticabili che li hanno affascinati e divertiti.
I progetti di cui cui abbiamo deciso di occuparci entrano nel merito delle regole del gioco di racconti tanto coinvolgenti e appassionati da rimanere ben impressi nella nostra memoria e da continuare a ispirarci, consapevolmente o inconsapevolmente, ogni volta che decidiamo di raccontare una breve storia ad un pubblico attento ed esigente di bambini.

Mostri: se li conosci li salvi

Il progetto è dedicato a quei racconti per l’infanzia che come attraenti incubi a occhi aperti aiutano ad affrontare e a ridefinire le paure dell’ignoto dell’inusuale e del misterioso dando ad esse le forme mostruose che l’immaginazione infantile partorisce con l’aiuto di favole, fiabe e leggende che le animizzano e le animano in forme semi e para umane a partire dall’uomo nero. Mescolando la commedia con la tragedia e facendo entrare nei racconti gli stessi lettori sotto forma di loro doppi piccoli ma coraggiosi che affrontano per curiosità o necessità imprese superiori alle loro stesse capacità questi racconti da un lato danno vita a un universo parallelo popolato da creature mostruose e apparentemente incomprensibili da un altro propongono al piccolo lettore di squarciare il velo e di avventurarsi oltre i confini di ciò che è abituato ad accettare come reale, vero e umano. Favole contemporanee come E.T. di Steven Spielberg e Monsters & Co. della Pixar umanizzando l’inumano invitano i lettori/spettatori a rileggere non più come scatole nere quei personaggi che al di fuori del campo artistico sono imprigionati nel cliché del mostro irragionevole e malvagio senza comprensibili motivi. Dalla Cosa di Frankenstein di Mary Shelley a “La Bestia” de La bella e la bestia di Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, dal Dracula di Bram Stoker al capitano Hook di Peter Pan di James Barrie i personaggi mostruosi acquistano non solo lo spessore che li rende sfaccettati e persino capaci di rubare la scena ai protagonisti ma divengono incredibilmente umani. Le loro ragioni vengono argomentate e rappresentate con grande sottigliezza e raffinatezza dagli autori per consentirci di immedesimarci in punti di vista insoliti e facendoci apparire quei villain d’improvviso vittime oltre che carnefici di spietate ossessioni nei loro confronti e persino appassionati protagonisti di storie d’amore non meno interessanti di quelle dei loro antagonisti solo apparentemente più umani. Il problema del mostruoso viene dunque ricondotto all’incapacità o al rifiuto di conoscere ciò che ci appare come un errore umano di cui gli stessi uomini preferiscono disfarsi piuttosto che vergognarsene o ammettere i propri limiti di comprensione e la distanza che non sanno colmare. Il mostruoso emarginato o autoemarginato come il Fantasma dell’opera, come Il nasone Cyrano de Bergerac, come il Calibano selvaggio e impresentabile de Il Sogno di una notte di mezza estate, come Il Gobbo di Notre Dame de Paris o il freak ridotto a fenomeno da baraccone de L’uomo che ride di Victor Hugo sono tutti casi che permettono agli autori di drammatizzarli in forma narrativa le loro sventure dando ad essi un ruolo che mai sarebbe consentito dalla narrativa di genere dove i mostri sono solo ostacoli nel cammino di personaggi eroici non meno stereotipati dei loro antagonisti. Il nostro Progetto vuole tracciare una mappa delle parentele tra questi personaggi e al contempo consentire ai nostri allievi di viaggiare tra racconti immortali pensati per l’infanzia o l’adolescenza proprio come complementi fondamentali per la formazione dei ragazzi per aiutarli ad affronta le loro paure inconsce i loro pregiudizi culturali e i loro limiti conoscitivi che la scuola stessa no sa affrontare se non dilatando i propri orizzonti conoscitivi fuori dagli schemi della narrazione pedagogica. Il nostro sistema di studio costituisce uno strumento fondamentale per la formazione dei nostri autori oltre che dei nostri lettori per dar loro la possibilità di comprendere più da vicino come si costruisce l’antagonista il villain il nemico più pericoloso o presunto tale per le difficoltà che pone alla comprensione dei suoi interlocutori impreparati ad affrontarlo se non possiedono quell’animo candido e innocente die bimbi che ancora sono curiosi oltre che spaventati nei confronti dell’ignoto e non condizionati da un eccessivo numero di automatismi nell’accostarsi a fenomeni non riconducibili alle categorie in loro possesso.

 

Piccoli eroi crescono, o dei limiti e delle sfide

Il progetto è dedicato a quei racconti di iniziazione che sembrano fatti apposta per formare piccoli potenziali eroi affinché si preparino a compiere grandi imprese nell’arte e nella vita; questi racconti aiutano infatti i giovani lettori ad affrontare le loro comprensibili paure di crescere e a ricercare sicurezze interiori al di là di quelle esteriori offerte dalla cultura di massa a coloro che ambiscono a diventare famosi. Protagonisti di questi racconti esemplari sono infatti personaggi che in altri racconti non avrebbero alcuna chance di diventare protagonisti e meno che mai eroi, ma piuttosto finirebbero trattati come vittime innocenti di soprusi che un presunto eroe senza macchia e senza paura si offrirebbe di combattere. I piccoli eroi sono eroi per caso e loro malgrado, non possiedono un phisique du role che li renda immediatamente riconoscibili, né hanno una fama che li precede e tanto meno l’età anagrafica e la preparazione necessaria per candidarsi al ruolo che il Destino-Autore ha previsto per loro. A volte sono bimbi, ma in altri casi sono fanciulle ingenue, o vecchi soli, o poveretti che vivono di stenti; in ogni caso sono personaggi che con crudeltà vengono chiamati “gli invisibili” dal mondo contemporaneo che vuole categorizzare a tutti i osti anche coloro che non è riuscito a incasellare una categoria di consumatori. Essi entrano nei racconti per uno scherzo del Destino, quando questo decide di assegnare proprio a loro il compito di compiere imprese suscettibili di cambiare il mondo con il loro valore esemplare e universale. Una caratteristica comune di questi personaggi è il loro disarmante «candore», che insieme alla loro «innocenza» li rende contagiosi portatori di virtù sconosciute tanto ai loro avversari quanto a coloro che vivono nella rassegnazione e nella messianica attesa di un salvatore. A volte questi personaggi entrano nella leggenda con le loro storie e le loro imprese; in altri casi essi rimangono invisibili e anonimi nonostante tutto quello che hanno fatto, di cui spesso solo noi lettori siamo testimoni; ma in ogni caso, grazie alle le loro imprese, particolari e straordinarie, riescono a stimolare cambiamenti che avranno effetti a lungo termine e di validità universale nella vita ordinaria del mondo intero. Frate Ginepro del Francesco Giullare di Dio di Roberto Rossellini o Gelsomina de La strada di Fellini sono parenti stretti della piccola fiammiferaia o del soldatino di piombo delle fiabe di Andersen o de La piccola Dorrit del romanzo omonimo di Dickens, ma, risalendo ancora lungo i rami che li indirettamente uniscono, giungiamo fino alle favole de Le mille e una notte con cui la piccola schiava Cherazade rende inerme il crudele sultano, e al mito biblico del piccolo David che sconfigge il gigante Golia. Il nostro progetto vuole aiutare i lettori e gli studiosi a viaggiare tra racconti distanti tra loro per i tempi, i luoghi e le forme espressive, e a riconoscere parentele non immediatamente percepibili che si rivelano solo quando si è in grado di cogliere denominatori comuni nei modi in cui sono costruiti i personaggi e i racconti, nelle strategie con cui i personaggi portano a termine le imprese e con lui il Destino-Autore ha fato sì che essi portino imprevedibilmente a termine imprese straordinarie. Attraverso un sentiero esplorativo reticolare e multimediale, e attraverso uno spettacolo multimediale narrato da un cantastorie polivalente cercheremo di aiutare i nostri allievi e lettori a crescere insieme ai personaggi e a coloro che nei racconti finiscono per beneficiare direttamente o indirettamente delle loro straordinarie imprese.

 

L’eterno conflitto, o il motore di tutte le storie

Il progetto è dedicato a quei racconti che, drammatizzano i conflitti universali etici e morali in forma di apologhi e parabole, nutrono le sacre scritture di ogni popolo e costituiscono la materia prima della letteratura filosofica giuridica e religiosa di ogni civiltà. Attraverso favole di animali antropomorfi essi entrano nell’attività educativa di ogni bimbo che abbia un cantastorie o dei libri per fruirli. In forma di romanzi, commedie, melodrammi e sceneggiature essi continuano ad accompagnare la vita degli individui da adulti e a costituire un modello per ogni aspirante narratore che voglia creare nuovi divertenti e istruttivi racconti per l’infanzia elaborando varianti dei modelli archetipici che lui stesso ha acquisito durante la sua infanzia. Pochi sono gli artisti che hanno dedicato la loro opera all’infanzia e che sono riusciti ad evitare i pericoli del moralismo, o che non si sono messi esplicitamente al servizio della propaganda facendo dei loro racconti veicoli di dottrina ideologica. È ad essi che dobbiamo la nostra crescita, ed è ad essi che per riconoscenza dedichiamo questo progetto, per far sì che i nuovi autori e didatti possano attingere dalla loro opera e non da quella di coloro che l’hanno malamente imitata e strumentalizzata per ammaestrare i lettori e renderli schiavi di senso comune spacciato per buon senso. A volte in questi racconti i vizi sono rappresentati da personaggi tentatori che, essendosi degradati, cercano in ogni modo di condividere la loro sorte con coloro che ancora non hanno conosciuto il degrado ma vivono nell’innocenza e nel candore; altre volte i vizi sono rappresentati come sdoppiamenti degli stessi protagonisti, i quali devono affrontare direttamente dentro se stessi, anziché fuori da loro stessi, ciò che li mette a rischio di perdersi e di perdere la loro umanità. In ogni caso questi racconti ci aiutano a capire che i veri mostri da combattere sono dentro di noi. Se la cultura di massa ci deresponsabilizza offrendoci alieni e zombie da combattere per estirpare il male esterno che ci affligge, questi racconti invece ci mostrano che la sola strada per combattere «il male» è la crescita interiore; ci fanno scoprire che ogni volta che cresciamo un po’, insieme ai protagonisti dei racconti, sconfiggiamo un nuovo potenziale «demone» che stava facendosi strada dentro di noi per trasformarci in ciò che odiamo negli altri ma non sappiamo riconoscere in noi stessi. Le favole di trasformazione aiutano ad affrontare questo lungo cammino che attraversa capolavori immortali di ogni tempo e luogo, dai testi delle sacre scritture, dai miti e dalle leggende di ogni popolo alle fiabe archetipiche che con tante varianti hanno da sempre costituito dapprima lo strumento educativo più potente per i bimbi di ogni generazione e poi la materia delle arti narrative più   raffinate come il teatro musicale. Il nostro progetto vuole da un lato mostrare come sia possibile giocare a quella storia infinita e immortale che intrecciando e componendo una quantità non infinita di fonti archetipiche dia conto delle molteplici varianti che incontriamo nel patrimonio narrativo di ogni civiltà; da un altro lato vuol creare un sistema di studio reticolare per mappare i conflitti eterni che danno vita agli intrecci e collegarli alle innumerevoli drammatizzazioni narrative che li esemplificano e li applicano. Grazie a questo progetto potremo realizzare in un unico sistema un manuale di narrazione fiabistica integrato con una mappa dei conflitti universali e con una rete di storie che drammatizzano i conflitti.

 

Coppie da commedia, o del racconto umoristico a più protagonisti

Il progetto è dedicato a quei racconti che hanno per protagonisti una coppia, per definizione male assortita, di personaggi che, mentre si trovano costretti ad affrontare insieme avventure a cui non sono preparati, si contendono il ruolo stesso di protagonisti; e con le loro gesta memorabili riescono ad entrare nel cuore e nella mente di ogni piccolo e grande lettore/spettatore. Questi personaggi, che hanno raccolto e sviluppato l’eredità della relazione tra Clown Bianco e Augusto di derivazione circense, ci hanno mostrato come la commedia abbia bisogno di loro e come la stessa struttura narrativa di quest’ultima non possa fare a meno del contrasto di caratteri che essi vi portano, impedendo al lettore di prendere del tutto sul serio anche i momenti meno dichiaratamente comici del racconto. Se alcune coppie sono state formate appositamente per dar vita a serie letterarie e audiovisive di racconti umoristici che hanno allietato la nostra infanzia, dai fumenti di Topolino e Pippo alle comiche di Stanlio e Ollio, non di meno anche la letteratura o il teatro più complessi e raffinati non hanno potuto fare a meno di introdurre coppie da commedia che hanno reso tragicomici persino i racconti che più abbiamo amato crescendo, da Tamino e Papageno de Il Flauto magico di Mozart e Schikaneder a Donchisciotte e Sancho Pancia del Donchisciotte di Miguel de Cervantes, a il principe Hall e Falstaff dell’Enrico IV di William Shakespeare. La complementarità dei coprotagonisti che formano coppie simbiotiche di personaggi allo stesso tempo doppi e alterego si fonda spesso sul loro essere «mezzi personaggi» che non potrebbero esistere o sopravvivere l’uno senza l’altro. Il loro ostacolarsi a vicenda mentre pretendono di compiere imprese impossibili, spesso riuscite grazie all’aiuto del Destino, li rende irresistibili e fa di loro coppie indimenticabili che nessuno vorrebbe veder sciogliere alla fine di un racconto. Eppure la loro esistenza, impossibile senza la bravura del medesimo artista che li ha creati e ha imparato a muoverli come marionette, è un paradosso che si ripete di racconto in racconto facendoci domandare come facciano a sopravvivere come coppia, come possano resistere alle disavventure e a loro stessi uscendo illesi da ogni avventura e pronti a lanciarsi in una nuova che come sempre supera le loro aspettative. Occuparsi di questi personaggi e delle loro storie è per noi un piacere irrinunciabile perciò abbiamo pensato di condividerlo con voi con un progetto che da un lato vi aiuti a scoprire la quantità di storie e di personaggi che compongono il mondo artistico delle coppie da commedia e da un altro vi aiuti a comprender i meccanismi con cui funzionano i racconti umoristici a più personaggi. Perciò buon divertimento!

 

Il diavolo fa le pentole e i personaggi fanno i coperchi. Della complicità implicita tra truffatori e truffati

Il progetto è dedicato a quei racconti che, drammatizzando la complessa psicologia che lega i truffatori ai truffati, ci regalano memorabili storie di beffe, raggiri, inganni, ai danni dei personaggi ma con la complicità dei lettori/spettatori. Questi gioielli narrativi, macchine perfette per rappresentare macchinazioni spesso imperfette, possono essere letti come racconti filosofici sull’umana necessità di utilizzare la menzogna per sopravvivere ma al contempo sull’abilità degli artisti di costruire testi con diversi livelli di finzione implicita ed esplicita e di dare ai personaggi autori e ai lettori/spettatori più preparati ed esigenti la possibilità di apprezzare come si possa vivere per recitare anziché recitare per vivere.
La capacità dei bravi truffatori di far leva sul desiderio segreto di truffare da parte dei loro truffati fa di questi ultimi i soggetti ideali di divertenti storie in cui i presuntuosi aspiranti ingannatori sono ingannati da altri ingannatori più abili ma meno riconoscibili e superbi. E poi quando è il Destino stesso a entrare in scena per giocare partite truccate con i personaggi che osano sfidarlo, allora gli autori ci regalano le più belle eroiche imprese di sempre, come quelle che nelle mitologie di ogni paese rendono affascinati le sfide tra dei, semidei, e umani, questi ultimi costretti a recitare senza saperlo per il piacere del lettore/spettatore che può cogliere tutti i livelli di finzione compreso eventualmente quello in cui lui stesso è ingannato dall’autore del racconto.
Questo progetto include due progetti nati separatamente:
Il mondo della luna o delle messe in scena e delle burle di attori e ciarlatani, dedicato a Franz Joseph Haydn e Carlo Goldoni maestri dell’arte di rendere il pubblico complice di un meritato inganno
Histoire du soldat o le macchinazioni del diavolo e le sfide degli eroi, dedicato a Igor Stravinskij, Charles-Ferdinand Ramuz… e probabilmente il diavolo, maestri di giochi narrativi con il trucco e con l’inganno
Ad essi si aggiunge un lungo viaggio dalle favole esemplari di Esopo Fedro e La Fontaine a capolavori artistici immortali come il Decameron di Boccaccio, Gianni Schicchi di Puccini, L’arte della commedia e La grande magia di Eduardo De Filippo.
Infine una orta di manuale reticolare delle regole dell’arte e della scienza dell’inganno offre ai nostri utenti la possibilità di riflettere sui meccanismi che nella vita rendono insopportabili le truffe e che nell’arte le rendono sublimi e affascinanti.

 

Il clown, o il circo alla rovescia

Il progetto è dedicato a quei racconti che consentono di ricavare implicite lezioni magistrali di umorismo dalle tragicomiche storie di clown senza costume di scena. Il nostro progetto espande in forma reticolare il progetto felliniano di un lungo e articolato film-saggio sull’arte del clown, in cui le storie di clown storici e in costume si fondono con quelle di personaggi grotteschi che la memoria dell’autore associa ad essi, recuperando ricordi un po’ vissuti e un po’ sognati nella sua infanzia, dagli incontri con gli «scemi del villaggio» a quelli con persone eccentriche o stereotipate eredi inconsapevoli delle maschere della commedia dell’arte, a quelli con i personaggi leggendari creati dalla cultura popolare e raffinati dall’arte narrativa. Harpo Marx, Charlie Chaplin, Buster Keaton, Jerry Lewis, Jacques Tati sono alcuni tra i tanti interpreti, senza divisa, che hanno mantenuto viva la tradizione clownesca anche al di fuori del circo, portandola fin nei teatri e nei cinema; cercheremo di farveli conoscere mostrandovi e analizzando i contributi che ciascuno di loro ha dato a questa singolare arte dell’essere sempre fuori luogo. I clown, grazie alla loro stessa presenza all’interno dei circhi, da sempre offrono agli spettatori il paradossale rovesciamento dell’idea presupposta di circo all’interno del circo stesso; con i loro numeri, in cui spesso riscrivono in chiave di commedia gli esercizi acrobatici, pericolosi e seri dei loro colleghi, invitano gli spettatori a non prendere troppo sul serio quel che vedono quando seguono, con apprensione e preoccupazione, le straordinarie performances che ogni circo pubblicizza per attrarre spettatori. Di esse offrono infatti – a volte anche di seguito – una impietosa parodia, svelandone ingenuità e trucchi. Questi clown senza costume di scena portano la loro azione rivoluzionaria anche fuori dal tendone del circo, e lo fanno senza esplicitare la loro identità di clown. Essi attuano sul palcoscenico dell’arte il rovesciamento del palcoscenico della vita, rivelando le finzioni implicite del vivere attraverso quelle esplicite della narrazione artistica. Ognuno dei personaggi creati dalla mente di questi autori – al contempo interpreti delle loro stesse storie – ci aiuta ad anatomizzare gli automatismi della nostra vita quotidiana di spettatori, facendoli diventare oggetti di gag esilaranti in cui non possiamo non ridere di noi stessi. A differenza di noi nessuno di questi clown in incognita riesce a conformarsi all’universo in cui vive, ma con la sola presenza di spettatore attonito o di attore pasticcione rivela con disarmante candore le trappole del vivere quotidiano. La loro impossibilità di adeguarsi al mondo in cui vivono, specchio deformato del nostro, ci costringe a riflettere sull’assurdità degli automatismi del vivere quotidiano; e la possibilità di trasformarci per un po’ in spettatori della nostra stessa vita ci aiuta a cogliere con il necessario distacco l’involontaria comicità delle situazioni paradossali che ci siamo rassegnati a vivere. Il nostro progetto oltre a trasformare il film di Fellini in un più ampio sentiero esplorativo dedicato alle storie alle regole e alle soluzioni dei più grandi clown dentro e fuori dallo spazio circense, comprende un sistema di studio reticolare che consente di esplorare e indagare i meccanismi dell’arte del clown e riconoscerli anche nelle scene di racconti non dichiaratamente umoristici, dove la commedia insinua nella tragedia.