Le Nuove Botteghe Umanistiche

Gli Ambienti di Studio, Progettazione e Sviluppo, dove trasformiamo «oggetti» inerti e irrelati in «strumenti» di metodo per studiare, con la scienza, le soluzioni e le regole della narrazione artistica, per indagare l’architettura di capolavori immortali, per esplorare la rete delle correlazioni tra le innumerevoli varianti di modelli archetipici, e per scoprire i meccanismi narrativi e compositivi condivisi tra opere distanti tra loro nello spazio, nel tempo, e nelle forme espressive.

4. Studiare un racconto archetipico per l’infanzia

In questi Laboratori conduciamo un’esplorazione e insieme un’indagine sistematica delle straordinarie soluzioni narrative e compositive dei classici della narrazione dell’infanzia che stimolano e misurano la nostra crescita.
Qui pratichiamo e insegniamo lo studio, scena per scena e da molteplici prospettive, di un grande racconto classico per l’infanzia e delle sue varianti implicite ed esplicite in ogni forma espressiva.
Questo gruppo di progetti riguarda infatti alcuni singoli capolavori della narrazione per l’infanzia che hanno generato innumerevoli riscritture e messe in scena sia esplicite che implicite. Essi, infatti, pur non essendo stati sviluppati in forma di «serie» e di «saga», sono diventati modelli esemplari di narrazione – non solo rivolta all’infanzia – in ogni campo artistico, stimolando innumerevoli riscritture e messe in scena ma non di meno variazioni e sviluppi seriali. In questi capolavori confluiscono narrazioni orali, miti, canovacci della commedia dell’arte, favole e leggende popolari, fiabe autoriali, iconografia popolare e artistica. Essi costituiscono la materia espressiva e narrativa d’elezione per ogni autore che, nell’affrontare l’elaborazione di un progetto complesso, si interroghi sulle fonti di ispirazione, sulla materia con cui comporre il suo racconto.
Così tutti i nuovi racconti artistici stabiliscono con questi archetipi narrativi correlazioni significative tali da incrementare reciprocamente la fama che li accompagna. D’altro canto ognuno di questi racconti, spesso tramandato attraverso molteplici autori, è conosciuto in diverse versioni, alcune delle quali hanno trovato una forma quasi perfetta tale da renderle dei prodotti immortali connessi inscindibilmente al progetto da cui hanno origine. I cartoni animati musicali di Walt Disney – quelli curati da lui stesso e dal suo team originario – , ad esempio, continuano a vivere grazie al rapporto reciproco con quelle favole e fiabe che hanno generato innumerevoli varianti narrative in ogni forma espressiva, diventando oggetti privilegiati di «variazioni sul tema» non solo nel mondo della narrazione per l’infanzia ma anche in quello più ampio della creazione artistica, dove ogni grande autore di romanzi e di commedie, di opere teatrali e cinematografiche continua a trarne ispirazione. Tuttavia non di rado chi riscrive e mette in scena questi racconti universali li tratta come se fossero espressioni specifiche di un mondo passato, e quindi giustifica le proprie operazioni come se essi avessero bisogno di essere svecchiati e attualizzati per poter manifestare la loro “sorprendente modernità e attualità” e poter essere così accettati e amati – grazie al suo aiuto – anche dalle nuove generazioni. Ma dietro questo atteggiamento storicistico, che mal si attaglia a racconti che non hanno bisogno di essere “attualizzati”, si nasconde l’ignobile proposito di trarre fortuna da essi vantando la paternità di un loro succedaneo riduttivo e deformato per venire incontro ai gusti condizionati dalle mode e al degrado culturale di utenti non in grado di apprezzarne le qualità. Alcuni autori contemporanei, fieri iconoclasti distruttori di tutto ciò che potrebbe oscurare la loro immeritata fama d innovatori, sono diventati complici dei grandi distributori di contenuti, che essendo ben consapevoli di smerciare soprattutto spazzatura (che costa poco e fa guadagnare tanto) devono cancellare dalla memoria dei loro potenziali abbonati ogni traccia del nostro grande passato per evitare imbarazzanti confronti. Così i nuovi affabulatori, rivisitatori istituzionalmente autorizzati a rimettere mano al nostro patrimonio narrativo rivolto l’infanzia, possono rubare indisturbati alcune idee dei veri maestri presentandole come proprie in assenza della loro memoria, mentre declamano che i capolavori della nostra tradizione, per continuare a circolare, hanno bisogno di essere dissacrati per rispondere ai dettami del politicamente corretto e per essere uniformati ai prodotti degradati della cultura di massa. Ma quei racconti continuano a vivere nonostante simili, basse, operazioni di revisione ideologica e conformistica, che, siamo convinti, sono destinate a scomparire insieme alle mode che le hanno ispirate. Quei classici sopravvivono a coloro che cercano di cancellarli o manipolarli, mantenendosi sempre giovani come i protagonisti delle storie che narrano; non sentono il peso del tempo, non invecchiano a differenza dei loro succedanei che cercano invano di replicare i successi ottenuti dalle migliori e più rispettose attuazioni di quei progetti. I succedanei che rivisitano e aggiornano i classici della narrazione per l’infanzia, riducendoli a indegne versioni divulgative, che allontanano i lettori mentre promettono di avvicinarli ai classici, anche quando presumono di poterli arricchire o svecchiare o migliorare, non possono fare a meno di citarli, inducendo così i lettori a un confronto rivelatore che svela i veri intenti di chi approfitta del successo imperituro dei classici per costruire il proprio, tanto immeritato quanto per fortuna effimero. I racconti a cui dedichiamo questa sezione della nostra Bottega hanno resistito e continuano a resistere a qualunque manipolazione; e ogni volta che un editore o un produttore cerca di proporre al grande pubblico della cultura di massa un loro succedaneo, tentando di approfittare della loro fama immortale, inevitabilmente non solo ne esce sconfitto ma – ironicamente – contribuisce a far riscoprire al pubblico proprio la bellezza di quei classici che ha tentato malamente di imitare, di cancellare e al contempo sostituire nella memoria dei lettori. Questi ultimi infatti per reazione tornano a scoprire quelle versioni che rendono realmente onore a chi saputo elaborare quei progetti insuperabili. In altri termini ogni cattiva riscrittura o messa in scena è pubblicità indiretta per quei racconti immortali e per le più rispettose e adeguate interpretazioni che li accompagnano nella loro circolazione planetaria. Gli “omaggi” che vengono di continuo perpetrati da sciacalli che vorrebbero prendersi un pezzetto della fama di quei racconti insuperati e insuperabili, dovrebbero essere chiamati piuttosto “oltraggi” da rispedire ai mittenti. Quei racconti per nostra fortuna preesistono e sopravvivono a chi ne vuole fare nuove versioni e varianti; e la loro fama fa giustizia delle “rivisitazioni” che non rispettano i progetti originali. Qualunque autore vorrebbe ingenuamente poter dire a se stesso che ha «arricchito» quei progetti con la sua originale interpretazione; ma poi, se prevale la buona fede, si accorge che ha solo attuato una delle tante possibilità in essi contenute, mettendosi volontariamente o involontariamente al servizio degli autori che hanno contribuito a creare i progetti che lui ha tentato invano di migliorare. Fa quasi compassione vedere la nuova Disney che tenta di “rinverdire” (traduci «replicare senza investire») i successi dei capolavori ideati e curati dal suo fondatore, ritenendo che una versione con attori in carne ed ossa, più realistica, possa adattarsi meglio al pubblico della cultura di massa. Questa Disney che crea miseri sequel dei suoi capolavori, che privilegia la quantità alla qualità, è destinata a confondersi con altri produttori di spazzatura e a sprecare la fama che le ha lascito Walt Disney, diventando solo uno dei grossi distributori di prodotti tutti uguali e solo superficialmente diversi da dimenticare e gettare una volta usciti per raccogliere la sua parte di consensi e riempire uno spazio nei palinsesti quotidiani. Quegli autori che meritano davvero il titoli di maestri, hanno lasciato tutto quanto occorre ad un nuovo autore per creare nuove e al contempo rispettose versioni e varianti dei loro capolavori. Non c’è bisogno di stravolgere quei progetti per portarli al pubblico delle nuove generazioni, come continua a fare la cultura di massa adeguando la produzione al progressivo degrado culturale del suo pubblico creato da essa stessa. Quei progetti, a cui dedichiamo questa parte della nostra Bottega, sono stati pensati per educare e accompagnare i loro piccoli/grandi lettori per tutta la vita, per stimolare e al contempo misurare la loro crescita. Rileggere questi testi quando si è adulti, qualora non si sia solo invecchiati ma anche cresciuti, fa scoprire quello che da piccoli si era solo intuito. E più si affina il gusto, più si acquisiscono strumenti per apprezzarli, più si scoprono tesori nascosti non dietro o intorno ad essi, ma dentro di essi. Questi sono i classici che ogni educatore, genitore o insegnante, dovrebbe adoperarsi per far conoscere e amare ai propri piccoli cari, per dar loro la possibilità di trarre i preziosi insegnamenti metodologici e morali insiti in essi… da non confondere con quegli insegnamenti moralistici e ideologici che fin troppo spesso sono attribuiti ad essi, proiettati su di essi, per denigrarli o per usarli come veicoli di propaganda ideologica, come mezzi – inadeguati – per l’indottrinamento delle nuove generazioni. Uno dei nostri obiettivi è togliere la crosta ideologica che ricopre da tempo questi capolavori, per riportare alla luce gli insegnamenti metodologici e morali che fanno di questi racconti insostituibili strumenti per educare i ragazzi all’arte con l’arte sin da piccoli, da quando cioè sono in grado di ascoltare una favola o fiaba ben scritta e ben recitata, o vedere e ascoltare una Silly Symphony di Walt Disney che la riscrive multiespressivamente. I nostri progetti prevedono lo sviluppo di una serie di strumenti di fruizione e studio reticolare che consentano anche a un bimbo di imparare da questi racconti come si racconta bene una bella storia. Al contempo prevedono di restituire ai lettori spettatori ed edizioni che consentano di apprezzare tutta la bellezza sottratta loro da riduzioni e succedanei che non rispettano i progetti autoriali e si sostituiscono alle grandi interpretazioni che hanno saputo onorare quei progetti.

Pinocchio e le Toy stories, o della doppia natura, umana e artificiale, dei giocattoli animati

Il progetto è dedicato a Carlo Collodi, Walt Disney, Steven Spielberg, John Lasseter e gli altri grandi narratori di storie di creature artificiali dai sentimenti umani. Sembra incredibile ma il racconto a firma di Carlo Collodi è oggi più conosciuto attraverso la riscrittura audiovisiva disneyana che attraverso il suo testo letterario illustrato. Pochi hanno letto da piccoli il testo di Collodi, sia perché nell’era della comunicazione e del degrado culturale la lettura è sempre meno praticata dalle nuove generazioni e male insegnata dalla scuola, sia perché il progetto collodiano, come altri destinati all’infanzia e a pensati per favorire la crescita dei ragazzi, richiede una preparazione che oggi manca anche agli adulti e persino ai professionisti della narrazione. Il film di Walt Disney rispetto al romanzo di Collodi costituisce una versione “nursery”, una riscrittura per tutte le età che non tradisce il capolavoro letterario che lo ha ispirato, ma invita alla sua lettura e a ricercare in esso le tante risposte alle domande che il film stimola. Il nostro progetto prende in esame tanto la scrittura per parole e disegni del testo originale collodiano quanto quella per musica parole e immagini animate con cui Disney riracconta la storia immortale del giocattolo che desiderava diventare un bambino, invitando gli utenti ad esplorare tutti quei racconti artistici che sono imparentati con il film di Disney e con la novella di Collodi. Così il nostro progetto da un lato entra nelle pieghe del racconto collodiano e disneyano per comprenderne i meccanismi, per studiare le soluzioni narrative ed espressive dei due autori e dei loro collaboratori, da un altro espande il progetto per correlare ad esso tutte quelle “toy stories”, come la saga della Pixar o il film di Spielberg A.I. Intelligenza Artificiale, che sviluppano l’eredità di Collodi e di Disney sintetizzandola con quella di altri autori come James Barrie, Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Hans Christian Andersen. In questa prospettiva il nostro progetto prevede la realizzazione di diversi strumenti e prodotti rivolti principalmente al mondo educational, alle famiglie e alle scuole, per aiutare gli utenti a viaggiare tra le innumerevoli favole, di ogni tempo e luogo, che da Pinocchio partono o arrivano inseguendo i fili invisibili che le legano tra loro attraverso denominatori comuni, quei meccanismi universali perfettamente applicati nelle soluzioni esemplari esemplari elaborate dai grandi maestri che da Collodi hanno appreso l’arte della narrazione. In particolare questo progetto consente di andare a lezione da tutti coloro che si sono cimentati nel raccontare storie di personaggi dalla molteplice natura, umana e artificiale, inanimata e fatata; giocattoli antropomorfi come il soldatino di piombo, lo schiaccianoci, che prendono vita in opere letterarie, pittoriche e musicali o in quei piccoli capolavori del cinema di animazione precedenti il Pinocchio dello stesso Disney, le Silly Symphonies, di cui sono protagonisti insieme a animali antropomorfi e spiritelli dei boschi.

 

Biancaneve o delle espressioni dell’innocenza e dell’invidia

Il progetto è dedicato a Jacob e Wilhelm Grimmg, Walt Disney, Arthur Rackham, Warwick Goble e altri narratori di storie di creature pure e indifese perseguitate da viziosi alterego. Il progetto più importante per Walt Disney, quello con cui operò il salto dal corto al lungo metraggio con l’ambizione di realizzare un’opera musicale di pura animazione, è anche uno dei progetti più importanti di questa Bottega, per realizzare il quale da anni raccogliamo materiali di progettazione e produzione in un archivio dedicato. Questo capolavoro, che all’uscita sembrò destinato all’insuccesso e a far fallire la stessa Disney, è diventato il film più conosciuto e più amato attraverso cui ogni generazione impara a riconoscere la firma di Walt Disney. Inoltre  continua a dimostrare che l’investimento lungimirante su un grande progetto artistico ripagabile negli anni era ed è la strada giusta da seguire. Da allora, fino alla scomparsa del suo autore, tutti i progetti a firma Disney godettero del tempo e dei mezzi necessari per raggiungere la medesima perfezione. Riunendo nella sua bottega e sotto la sua guida i migliori disegnatori, scrittori, musicisti, e metteur en scene, Walt Disney ha mostrato al mondo come si potevano riscrivere in forma audiovisiva i grandi capolavori della narrazione per l’infanzia senza tradire i progetti originali ma creando nuove appassionanti variazioni sul tema. Pochi si sono accorti che la versione Disney di Biancaneve è un’opera musicale animata in cui i suoni interagiscono sempre con le immagini e le parole in una narrazione su più piani e con più forme espressive perfettamente integrate e complementari tra loro. Il nostro progetto ha l’ambizione di mostrare e spiegare come il più grande cantastorie dell’era del cinema sia riuscito nell’impresa di riraccontare una storia immortale affidando a soluzioni originali, studiate per ognuno dei diversi piani espressivi, il compito di rappresentare un diverso livello della complessità di un racconto solo apparentemente semplice, ma già estremamente stratificato e articolato fin dalla versione letteraria dei fratelli Grimm da cui Walt ha tratto la materia narrativa. Attraverso l’anatomia di questo capolavoro intendiamo costruire e distribuire una serie di strumenti di studio che aiutino studenti e studiosi, autori e docenti ad avvicinarsi all’arte della narrazione multiespressiva; perciò vogliamo rendere espliciti gli insegnamenti metodologici del maestro dei maestri ricreando la sua bottega progettuale intorno a un racconto che si presta a diventare un modello esemplare per ogni cantastorie del presente e del futuro che voglia apprendere la lezione dei classici.

 

Cenerentola o delle furbizie della vita e delle magie dell’arte

Il progetto è dedicato a Gioachino Rossini e Jacopo Ferretti, Giovan Battista Basile, Charles Perrault, Jacob e Wilhelm Grimm, Arthur Rackham, Walt Disney e altri narratori della storia di Cenerentola tra fiaba di magia e commedia sofisticata. Questo progetto costituisce per noi una sfida su più tavoli da gioco: mentre ci consente di trattare la scrittura letteraria nelle sue interazioni con la composizione visiva, al contempo ci consente di analizzare le trasformazioni della scrittura letteraria in teatro musicale e in cinema di animazione; e per giunta ci consente di indagare come la favola di magia possa mutarsi in commedia sofisticata. Dalla leggenda egiziana della schiava Rodopi alla Gatta Cenerentola di Giambattista Basile alle versioni letterarie della Cenerentola di Charles Perrault e dei fratelli Grimm, alla versioni teatrali musicali di Gioachino Rossini (La Cenerentola), di Jules Massenet (Cendrillon), di Niccolò Piccinni (La Cecchina) fino al film di animazione di Walt Disney (Cinderella), questo racconto ha subito variazioni che invitano a riflettere sulle costanti e varianti narrative e a chiederci quali siamo i denominatori comuni del progetto che, anche senza scarpette e aiutanti magici, continua a funzionare, e di cui ritroviamo tracce in racconti che pur non nominandolo direttamente, continuano ovunque a svilupparlo, assumendolo come modello archetipico da interpretare con ogni forma espressiva e in versioni per ragazzi di ogni età. Nella sua versione, Walt Disney fa incontrare le favole di animali – sull’esempio di Esopo – con le fiabe di magia delle eroine premiate per il loro candore. Dal Pigmalione di Bernard Shaw a Sabrina di Billy Wilder non posiamo fare a meno di riconoscere debiti in varianti implicite che, pur trasformando il progetto, creano interessanti parentele a diversi gradi di separazione, correlazioni intertestuali che rivelano come ogni capolavoro artistico abbia per materia narrativa sempre e anzitutto quella proveniente dalle favole e fiabe. Il nostro progetto invita utenti di ogni età a esplorare i legami visibili e invisibili tra le innumerevoli variazioni sul tema di questo racconto, a  ragionare sui criteri di correlazione, sull’inadeguatezza di criteri di classificazione e di analisi usuali – basati su tipi e motivi, funzioni e attanti – in grado di cogliere solo la superficie empirica dei testi. Attraverso l’identificazione dei conflitti, lo studio degli intrecci e l’analisi sistematica e multiprospettica secondo principi universali di narrazione, intendiamo da un lato far emergere le reali parentele e da un altro smascherare le false affinità, solo esteriori, stabilite da remake ed esercizi di genere che sfruttando la ripresa di personaggi e situazioni, attualizzandolo e omologandolo ai modelli culturali di moda sostenuti dai mass media, riducono il progetto Cenerentola a volgari imitazioni senza qualità artistiche.

 

Rosaspina, la bella addormentata, o della predestinazione

Il progetto è dedicato a Charles Perrault e a Jacob e Wilhelm Grimm, ma anche a quanti come Walt Disney o Jan Sverak (e Kieslowski di Film Rosso, Bandello e Shakespeare di Romeo e Giulietta, George Du Maurier di Peter Ibbetson, Wagner di Siegfrid, Spielberg di A.I.) ne hanno tratto ispirazione per creare nuove varianti con ulteriori forme espressive, affascinati dalle possibilità offerte dai temi della profezia e della predestinazione. Mai come in questo racconto la favola di magia dispiega i suoi poteri creando personaggi-autori – come le fate – in grado di determinare e mutare il destino dei protagonisti rendendo verosimile l’incredibile e dando a due personaggi destinati a non incontrarsi la possibilità paradossale di incontrarsi contro ogni logica realistica. Nonostante l’una sia desinata a morte certa e nonostante l’altro potrebbe esserne il nonno quando la incontra, noi gioiamo con tutta la corte perché questo incontro è avvenuto contro ogni pronostico possibile. Questa favola sfida la regola non scritta di ogni grande racconto (e in particolare del melodramma) per la quale l’incontro amoroso tra i protagonisti avvengono troppo presto o troppo tardi e sempre in condizioni da renderlo inattuabile; la magia  sostituisce ai rimpianti e alle nostalgie la speranza e l’illusione (nel senso di trucco illusionistico) che la profezia si avveri e che due personaggi predestinati a incontrarsi possano unire le loro storie contro tutto e tutti e al di là delle decisioni apparentemente prese dallo stesso autore. È quest’ultimo, tuttavia, che ha creato all’interno del suo stesso racconto personaggi dotati di poteri tali che, pur non conoscendo i piani segreti dell’autore (segreti anche a se stesso?) possono agire autonomamente per modificare i piani del destino (l’autore?) e rendere fattibile quell’incontro che nell’arte di solito avviene solo attraverso le lettere, sotto forma di amori epistolari e impossibili a distanza di tempo. In questo racconto i meriti dei personaggi – entrambi innocenti e puri – li rendono loro malgrado, senza aver fatto nulla di eroico, degni di incontrarsi contro ogni aspettativa. Persino la profezia della strega cattiva diventa un mezzo imprevisto per favorire il loro incontro. Il coma della principessa la fa risvegliare giusto in tempo per coronare i sogni d’amore del giovane principe nato cent’anni dopo, attuando così sotto i nostri occhi il sogno di poter vedere insieme personaggi che non potrebbero mai esserlo; personaggi che in altre storie si accontenterebbero di sognare di essersi incontrati in altre vite, precedenti, parallele o future. Senza reincarnazioni e senza viaggi nel tempo la protagonista che dà il titolo a questo racconto attua attraverso la sua disavventura il sogno di un incontro fatale e impossibile. La forma di racconto più archetipica, quella dell’incantesimo, fa vincere la predestinazione sulla profezia, offrendo al Romeo e Giulietta di Bandello e di Shakespeare un modello e insieme una variante narrativa che ci invita a riflettere sull’immortalità dei sentimenti, che travalicano il tempo e rendono possibili incontri fatali e legami profondi anche tra personaggi che un destino avverso ha voluto separare con la complicità del tempo e e delle condizioni avverse dell’Universo in cui gli amanti segreti e predestinati hanno avuto la sventura di vivere.  Il nostro progetto prevede lo sviluppo di un viaggio formativo reticolare tra i racconti di amori impossibili ispirati da questa meravigliosa fiaba partendo dalle varianti di Perrault e dei Grimm; inoltre prevede la realizzazione di una lettura didattica delle varianti esplicite di Perrault e Grimm e di uno spettacolo multimediale che correli le storie dei personaggi che sembrano aver ereditato il potere conferito a Rosaspina dalle fate esplicitando le parentele e i gradi separazione dalla rendono questa fiaba un modello di narrazione immortale.

 

Alice nel paese delle meraviglie o il labirinto dei sogni a occhi aperti creato dalla collaborazione tra la mente dei bimbi e quella degli artisti

Il progetto dedicato al capolavoro di Lewis Carroll ha avuto diverse versioni, ma fin dalla prima, elaborata agli albori dell’editoria elettronica, ha costituito per noi l’occasione di ipotizzare ed esemplificare come potrebbe avrebbe potuto realizzarsi un nuovo tipo di edizione critica reticolare digitale che avesse davvero un valore aggiunto rispetto a quelle analogiche. Proprio il testo di Carroll, infatti, venne utilizzato come banco di prova per le prime edizioni di digital “expanded books” quando ancora la rete non era sviluppata come la conosciamo oggi e si pensava a quale nuovo supporto potesse ospitare tali edizioni, quale software sarebbe stato più idoneo e come sarebbero state interrelate tra loro le risorse interne ed esterne alle nuove edizioni digitali, non essendo allora ancora disponibile il cloud per prevedere archivi online a cui mirare. In effetti le innumerevoli traduzioni, illustrazioni, riscritture e adattamenti, nonché gli studi multidisciplinari con cui questo testo ha circolato e continua a circolare per il mondo intero, lo hanno fatto apparire come un testo ideale per un’operazione editoriale sperimentale che valorizzasse tutte quelle risorse. Per noi si trattava di dar prova di ciò che poteva essere la reticolarizzazione tecnologica di un testo logicamente concepito come un reticolo dall’autore stesso. Per noi si trattava di scommettere su un nuovo tipo di edizione reticolare adeguata a rappresentare le interne ed esterne correlazioni di un testo nato per suscitare viaggi nella memoria tra le sue stesse parti e  e quelle di altri testi a partire da quelli per l’infanzia che un bambino potrebbe aver già letto. “Alice nel paese degli ipertesti” era il titolo della nostra proposta metodologica e tecnologica in alternativa a quegli assemblaggi multimediali che hanno contribuito ad affossare anziché far decollare l’editoria elettronica. Tutti gli studi poliprospettici e i prodotti multimediali che abbiamo concepito per questo grande progetto contribuiscono a mostrare come da questo testo ideato come un reticolo logico dallo stesso Carroll si possano inseguire correlazioni con testi correlati dello stesso autore o di altri autori imparentati con esso, come si possano studiare le trasformazioni espressive del testo mantenendone l’intreccio narrativo, come si possa trasformare l’intreccio, come si possa tradurre il testo, riscriverlo e metterlo in scena, ragionando sui principi metodologici che presiedono a ognuna di queste operazioni. Ma soprattutto mostriamo come per comprendere la complessità del testo occorra possedere tutti quegli strumenti metodologici he possedeva lo stesso Carroll o di cui disponeva Walt Disney quando ne ha pensato la riscrittura e messa in scena come film di animazione. Di conseguenza mentre si comprende il progetto di Carroll, se ne esplorano le correlazioni con i progetti di altri grandi autori e studiosi che hanno provveduto ad espanderlo e a diffonderlo, si entra in una sorta di ipermanuale di composizione multiespressiva, dove grazie al progetto di questo genio polivalente si può studiare sul piano metodologico la logica, la linguistica la traduzione l’illustrazione, e si può persino studiare come il testo sia trasformabile in un gioco, un puzzle logico che dialoga con i giochi logici pensati dallo stesso Carroll o con quei libri giochi nati dalla mente degli allievi a distanza di Carroll come Raymond Smullyan.

 

Peter Pan o Tra il qua e il là, esplorando con l’arte e indagando con la scienza le storie terrene e ultraterrene del folletto bambino che non voleva crescere

Il nostro interesse per l’opera di James Barrie e la «saga di Peter Pan» è andato crescendo negli anni e con esso il nostro progetto, che si è ampliato in funzione delle possibilità di realizzare spettacoli, edizioni, strumenti di studio e mostre che possano far emergere la ricchezza e complessità dell’opera di Barrie, le sue qualità artistiche insieme alle potenzialità educative, anzitutto come manuale di narrazione e composizione a più livelli e da diverse prospettive. È lo stesso Barrie a invitarci a rileggere il suo capolavoro come parte di una saga da lui stesso ampliata con nuovi capitoli; come variante letteraria o teatrale di uno stesso progetto; come complemento di un racconto a quattro mani illustrato dai suoi amici e collaboratori Arthur Rackham e Francis Donkin Bedford e poi da una quantità di pittori e disegnatori che hanno voluto cimentarsi fino ad oggi nell’impresa di creare immagini per farle interagire con le immaginazioni letterarie di Barrie; come partitura e libretto per una messa in scena multimediale che ha visto alternarsi al suo fianco tanti musicisti da John Crook, con cui collaborò lui stesso per la prima messa in scena di Peter Pan, a Leonard Bernstein, fino a John Williams che ha scritto una delle sue partiture più belle per Hook di Spielberg. Peter Pan può essere considerato la terra di nessuno (tra il qua e il là) tra il racconto di fantasmi per adulti e il racconto di fate per bambini, il modello archetipico per innumerevoli riscritture e adattamenti, espliciti e impliciti, ampiamente diffusi nel mondo contemporaneo. È lo stesso Barrie, con la sua capacità di inserirsi nelle pieghe delle sue commedie per rivolgersi ironicamente a chi le voglia mettere in scena, che sembra invitarci a valutare le soluzioni elaborate dai suoi allievi diretti e indiretti e a riconoscere chi lo ha rispettato e ne ha appreso la lezione rispetto a  chi invece lo ha ridotto, omologato e usato ideologicamente. Nel nostro progetto l’opera di Barrie si trasforma in un compresso e sofisticato strumento di studio per apprendere come questo singolare narratore, insieme letterario e drammaturgico, abbia saputo sintetizzare la “novel” e il “romance”, il racconto di pirati e d’azione del suo maestro Stevenson con quello interiore di fantasmi del suo amico James, la tradizione delle fiabe di magia con la mitologia classica e nordica, la commedia shakespeariana con la pittura vittoriana e edoardiana; ma anche come abbia saputo ispirare il racconti per ragazzi di tutti i grandi narratori fino ai cantastorie multiespressivi Walt Disney e Steven Spielberg; come abbia insegnato a generazioni di scrittori le differenze tra la scrittura letteraria e quella drammaturgica lasciando come esempio mirabile le due versioni del suo stesso testo capolavoro; come abbia saputo ispirare pittori e musicisti e sollecitare lui stesso il cinema a mettere in scena il suo racconto elaborando lui stesso un copione a tale scopo; e come abbia creato e ispirato un universo espandibile letterario visivo e musicale in cui l’ “isola che non c’è” si collega non solo con i “Giardini di Kensington” ma anche con i boschi intorno alla stessa Londra – elisabettiana – popolati dagli eserciti di Titania e di Oberon. Da Peter Pan si entra infatti in tanti altri universi narrativi, proprio perché la stessa materia è usata da Kipling, Stevenson, Shakespeare, Conan Doyle, Disney, Spielberg, e tanti altri maestri che prima o dopo di Barrie hanno collaborato a distanza al medesimo progetto. In questa prospettiva abbiamo voluto intraprendere l’impresa di rappresentare reticolarmente il grande progetto di James Barrie, affinché altri nuovi autori possano contribuire ad espanderlo ulteriormente, e nuovi lettori/spettatori possano goderne nei modi con cui oggi si possono far interagire tutti i prodotti scaturiti dal suo progetto immortale.

 

Pierino e il lupo o dell’inconsapevolezza e del coraggio

Il progetto è dedicato a Sergej Prokofiev e Walt Disney nelle vesti di eccezionali maestri di messa in scena multimediale per cantafavole al tempo del cinema. In questo caso vogliamo celebrare un incontro a distanza tra due artisti che, decidendo di mettere a disposizione le loro abilità per creare nuovi capolavori narrativi per l’infanzia, e pur partendo l’uno dalla musica e l’altro dalle arti figurative, hanno trovato nella forma della favola sinfonica animata un meraviglioso punto di incontro. La letteratura e il teatro avevano da sempre ispirato la musica dell’artista russo spingendolo verso una musica narrativa anche a supporto di progetti per la scena teatrale: balletti e opere liriche; Walt Disney d’altro canto aveva sempre avuto in mente di usare il cinema per riraccontare in forma poliespressiva i classici della narrazione per l’infanzia, continuando l’antica tradizione di dare una forma artistica alla materia narrativa ed espressiva delle leggende favole e fiabe popolari. Il suo Pierino e il lupo nasce all’interno del progetto più ampio di riraccontare piccole favole per l’infanzia utilizzando il cinema musicale di animazione e inventando con esso soluzioni che hanno reso la sua opera un modello di narrazione poliespressiva paragonabile solo a quella dei gradi maestri del teatro musicale. Se con Sergej Prokofiev il racconto popolare si fa arte e la favola diventa racconto musicale, con Walt Disney l’arte si colora di più forme espressive e il racconto diventa coreografia per musica immagini e parole seguendo la lezione wagneriana che assegna ai diversi piani narrativi diverse e complementari forme espressive. Il nostro progetto si propone di indagare e di esplicitare sia le soluzioni compositive di Prokofiev in rapporto al racconto, sia le soluzioni disneyane in rapporto al progetto di Prokofiev per creare un unico racconto poliespressivo. Questo progetto da un lato si collega a un altro progetto dedicato ai piccoli eroi, al candore che li rende paradossalmente adatti a compiere grandi imprese nonostante la loro fragilità e grazie alla loro invisibilità; da un altro si lega a quei progetti come quello dedicato alle storie di Babar l’elefantino in cui prendiamo in esame la collaborazione tra un artista – Jean De Brunhoff – che narra con parole e immagini e un altro artista – Francis Poulenc – che si inserisce nel suo progetto riscrivendo il racconto musicalmente. Il nostro progetto prevede la ripresa e lo sviluppo di un progetto di spettacolo multimediale sulla base della partitura di Prokofiev ideato nell’ambito dell’attività svolta in collaborazione con l’Area Formazione e Ricerca del Teatro La Fenice; inoltre prevede lo sviluppo di un sistema di studio reticolare dei diversi piani narrativi ed espressivi del progetto Disney e delle sue interne ed esterne correlazioni; infine prevede una nuova edizione reticolare e multimediale del racconto con i contributi dei diversi artisti che nel tempo si sono cimentati per interpretarlo e metterlo in scena.

 

Lulù o Il Flauto Magico: l’incantesimo d’amore attraverso la magia dell’arte

Il progetto è dedicato a Liebeskind, Mozart, Schikaneder, Luzzati, Ponnelle, Bergman e agli altri illustri detentori del magico segreto: l’arte di far innamorare dell’arte. Non sono molti i progetti di teatro musicale che sono costruiti in modo da catturare l’attenzione dei piccoli spettatori e portarli all’interno delle raffinate strategie narrative e delle complesse soluzioni compositive di un racconto costruito a più livelli e narrato attraverso più forme espressive. Il flauto magico che Wolfgang Amadeus Mozart e Emanuel Schikaneder hanno ideato senza trascurare questo obiettivo, ci aiuta, come pochi altri progetti narrativi,  a riallacciare la parte adulta di noi stessi con quella infantile che abbiamo messo in soffitta insieme ai vecchi libri di favole. Il racconto trae infatti ispirazione da una fiaba, raccontata da Jacob Liebeskind in forma letteraria, che affonda le radici in quei modelli archetipici che sono ancora gli oggetti ideali dei tanti tentativi di classificazione da parte degli studiosi che elaborano teorie per padroneggiare la materia narrativa fiabistica. Entrare o rientrare in questo racconto aiuta non solo i narratori professionisti che devono recuperare e riallacciare i rapporti con la propria parte infantile per comprendere l’animo dei loro piccoli lettori e per mantenere viva la propria capacità immaginativa, ma anche tutti coloro che vogliono capire come l’arte riesca a trasformare quella materia narrativa in capolavori immortali che possono essere letti e riletti stimolando e misurando la crescita dei lettori in perfetta continuità dall’infanzia alla maturità. Questo racconto in particolare sviluppa sia sul piano metodologico che su quello propriamente narrativo l’idea che l’arte possa essere un potente strumento indispensabile per la crescita di tutti coloro che non si accontentano di essere come sono, di coloro che si sentono stretti nei panni che hanno indossato senza averli scelti. L’architettura per sfide e imprese rende dichiara che si tratta di un racconto di formazione costruito per farci entrare nella mente di un giovane principe in cerca di avventure del suo pavido scudiero e di una sfortunata ma intraprendente principessa. Ma è la struttura narrativa estremamente complessa che permette di sfruttare i diversi piani espressivi per rappresentare i diversi livelli di senso che esso dischiude a chi sa osservare. Mai la metafora dell’arte che ispira e salva la vita è stata calata in un racconto dove se ne misura il senso scena per scena. E qui l’arte non è solo lo strumento della narrazione ma anche l’oggetto: è la «magia» della musica infatti, prodotta da strumenti dati ai potenziali eroi l posto di spade e altre armi a far scoprire a loro e a noi come essa possa ammansire le bestie non umane ma anche quelle umane e ispirare quei nobili sentimenti che muovono le grandi imprese. Sotto questo aspetto Il flauto magico ci porta a riscoprire il mito di Orfeo. Ma il Flauto magico piò essere letto. Come un meraviglioso sogno a occhi aperti imparentato con il sogno. Shakespeariano,  che ci invita a viaggiare tra le paure e i desideri di un giovane simile a noi, principe solo di nome e d’abito, che vuol diventare un principe come quelli da lui conosciuti nelle fiabe; un piccolo aspirante eroe che attraverso il viaggio onirico scopre, apprende e si prepara per le imprese che lo attenderanno al suo risveglio. Se le favole di magia hanno affascinato i bimbi di tutto il mondo e attratto gli studiosi di ogni tempo, questo racconto per musica immagini e parole aiuta a scoprirne i meccanismi mentre li usa per riraccontare fiabe senza tempo che si incontrano in un intreccio così originale da aver lasciato interdetti tanti studiosi incapaci di ricondurlo ai modelli da loro conosciuti e a tal punto ingenui da considerare le varianti elaborate da Mozart e Schikaneder come degli errori di progettazione piuttosto che dei giochi narrativi che sfidano la logica realistica sfruttando le concessioni offerte della dimensione onirica. Con il nostro progetto abbiamo voluto creare un sistema di studio e di fruizione reticolare che consenta ai ragazzi e ai loro educatori di entrare nel mondo del teatro musicale dalla porta di ingresso senza ricorrere alle scorciatoie e i succedanei di prodotti divulgativi che mentre offrono illusori avvicinamenti allontanano di fatto dalla complessità e dalla raffinatezza dell’arte. Così da un lato vogliamo valorizzare gli esperimenti di Luzzati e di Ponnelle di creare messe in scena apposite per i ragazzi senza rinunciare alle soluzioni artistiche del progetto e dada un altro intendiamo sviluppare in un unico ambiente di studio i nostri sentieri esplorativi e sistemi cognitivi elaborati durante la collaborazione con l’Ufficio Formazione e Ricerca del Teatro La Fenice per consentire a chi voglia approfittare degli stimoli formativi del racconto stesso, di ricevere una iniziazione, proprio come quella del giovane Tamino, all’arte della narrazione multiespressiva del teatro musicale. Intorno a questo capolavoro intendiamo creare una vera e propria bottega di studio di come l’arte insegni a scoprire i sentimenti e come riesca a rappresentarli attraverso la scienza della composizione poliespressiva, di come essa consenta a chi ne conosce le regole, di narrare racconti non rappresentabili con alcuna forma di linguaggio comune.

 

La bella e la bestia o della metamorfosi e dell’insospettabile potere del candore

Il progetto è dedicato a Apuleio, William Shakespeare, Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, Charles Perrault, Jacob Ludwig Grimm e Wilhelm Karl Grimm, Giambattista Basile, Jean Cocteau e altri autori di storie di vere principesse, di finti mostri e di incredibili metamorfosi. Si potrebbe dire che questo nostro progetto sia dedicato anche alla riscrittura, dal momento che il racconto de La bella e la bestia è noto soprattutto per le innumerevoli riscritture e variazioni sul tema che ancora, nell’era del cinema e della serialità, ne fanno un soggetto tra i più amati tanto dal pubblico quanto dagli artisti. Il racconto ci è giunto attraverso i secoli in tante versioni e costituisce un perfetto esempio di come i piccoli eroi (a cui abbiamo dedicato uno specifico sentiero esplorativo) possano compiere imprese pericolose e miracolose – come la conversione di personaggi dannati -, ma anche di come i veri mostri siano difficili da riconoscere e i falsi mostri siano oggetto di tanti pregiudizi e persecuzioni per via del loro aspetto che ironicamente nasconde la loro vera natura (anche ai mostri veri e falsi abbiamo dedicato uno specifico sentiero esplorativo). La relazione paradossale tra una creatura innocente e una che soffre della sua mostruosità esteriore fino al punto di essere sollecitata ad adeguarsi ad essa, consente di esplorare quell’ampia tavolozza di conflitti interiori che attraggono e respingono i protagonisti del racconto e sollecitano nei lettori-spettatori la ridefinizione dei sentimenti che hanno attribuito sbrigativamente alle azioni dei personaggi senza considerare le loro intenzioni implicite. Se in altri racconti l’incontro tra la candida principessa e il mostro costituisce solo un momento topico, qui è il tema del racconto stesso e si dilata fino a esplorare tutte le ragioni dell’attrazione/repulsione reciproca e a sviluppare tutte le possibili soluzioni narrative. Tra i sogni ad occhi aperti da cui nascono le fiabe questo è certamente il più inquietante perché mette alla prova le capacità della potenziale eroina e del lettore spettatore a immaginare le strategie per rendere possibile la sua sopravvivenza (come quella di Cherazade de Le Mille e una notte) e addirittura un lieto fine. Se la fiaba Il re ranocchio della raccolta dei fratelli Grimm costituisce un archetipo a cui questo racconto deve parte del materiale e delle soluzioni narrative, Le metamorfosi o L’asino doro Apuleio, e poi il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare offrono impliciti sviluppi narrativi varianti tali da farci intendere la complessità del progetto narrativo condiviso a cui cui ogni autore delle esplicite variazioni sul tema de La bella e la bestia ha potuto dare un suo contributo. Questo racconto sfida da secoli il lettore a immaginare sviluppi inconsueti per un intreccio di storie dove vittime e carnefici, mostri e umani si scambiano i ruoli e fanno dubitare di ciò che si dice e si vede e dove una storia d’amore e una di mistero trovano una sintesi incredibile attraverso una storia di magia che ne costituisce l’antefatto. Il nostro progetto da un lato vuole rappresentare la rete logica del modello narrativo da cui discendono le soluzioni artistiche elaborate dai diversi autori e cantastorie; dall’altra vuol proporre un sistema di studio reticolare che aiuti studenti e docenti, autori e studiosi a scoprire e apprendere le straordinarie soluzioni compositive e narrative racchiuse in ognuna delle variazioni artistiche di cui possiamo disporre, in diverse forme espressive e mediali, per prendere in esame questo racconto ambizioso e poliedrico.

Schiaccianoci e il re dei topi, o della difficile convivenza tra il regno degli uomini presuntuosi, quello degli animali antropomorfi, e quello dei giocattoli fatati

Il progetto è nato con il buon auspicio di una incoraggiante nuova e più adeguata traduzione italiana del racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, e per giunta del coraggioso progetto (dell’Editore “L’Orma”) di pubblicare integralmente dell’opera di questo autore poliedrico, tanto interessante quanto poco conosciuto per la vastità e complessità del suo lavoro. La curatissima traduzione restituisce al racconto tutte le qualità che esso possiede, tra cui quella di dare nuova forma al vasto materiale narrativo ed espressivo di cui si nutre per diventare esso stesso un nuovo archetipo narrativo da cui tutti i più grandi autori (non solo di letteratura per l’infanzia) hanno tratto e continuano a trarre ispirazione. Ad uno studio multiplanare e multiprospettico, come quello a cui lo abbiamo sottoposto, il racconto rivela infatti un impianto narrativo che sembra fatto apposta per suggerire le riscritture multiespressive e sceniche che ne sono state fatte, tra cui quella più nota ideata da Marius Petipa e Pëtr Il’ič Čajkovskij, che lo hanno trasformarlo in teatro muto musicale e coreografico, dandogli la forma di un balletto dopo che già Alexandre Dumas padre lo aveva riscritto in una nuova versione letteraria che aveva ispirato il progetto scenico. Il racconto è diventato nel tempo la fonte diretta di tante edizioni illustrate e animate e, purtroppo, di tanti inadeguati adattamenti cinematografici, mancando da tempo l’abilità di un autore come Walt Disney capace di trasformarlo in un nuovo capolavoro audiovisivo. Ma è diventato anche la fonte indiretta di una Saga come quella di “Toy Story”, che attinge oltre che ad esso anche a tutti quei racconti letterari (Il soldatino di piombo) e cinematografici che hanno fatto tesoro degli insegnamenti di Hoffman (a cominciare dalle “Toy Stories” realizzate da Walt Disney con le sue “Silly Symphonies”). Ma quello che ci spinge a sviluppare un Sistema di Studio dedicato a questo gioiello narrativo e a tutti i suoi «correlati» è soprattutto la sua capacità di fondere in un unico racconto i modelli archetipici delle fiabe di magia e incantesimi come La Bella Addormentata e La Bella e la Bestia con il modello archetipico del racconto di esplorazione dei paesi delle meraviglie, da Alice nel Paese delle Meraviglie a I viaggi di Gulliver. Questo è reso possibile dalla straordinaria architettura a scatole cinesi che crea un caleidoscopio di racconti che si inseguono nel tempo e nello spazio espanso dall’immaginazione onirica della piccola protagonista e del suo compagno di avventure dalla doppia natura umana e artificiale. Le collaborazioni a distanza di tanti bravi illustratori e registi per mettere in scena la versione balletto del racconto (tra cui il bel lavoro compiuto da Maurice Sendak) consentono di far emergere le tante qualità del un progetto narrativo che necessariamente sfuggono ad una prima lettura, soprattutto se il lettore e il cantastorie non è preparato a coglierle. Se ogni racconto artistico, a partire da quelli rivolti all’infanzia, può essere considerato e trattato come una straordinaria palestra per la mente e per l’animo di un giovane lettore che voglia misurarsi con le prove a cui il narratore lo sottopone insieme ai suoi doppi nel racconto, questo racconto in particolare sfida il lettore a muoversi con la memoria elaborativa da un piano narrativo ad un altro, e a scoprire le porte di ingresso e di uscita di un labirinto che si rivela poco a poco e mai del tutto, per invitare così il lettore a ri-visitarlo. Se ancora ritenete che un racconto per l’infanzia non possa e non debba sottoporre i piccoli lettori / ascoltatori a sfide troppo impegnative per la loro mente curiosa e per il loro animo ipersensibile, questo racconto vi aiuterà a capire che non è l’«oggetto del discorso» ad essere adatto o inadatto, ma il «modo di trattarlo», cioè il «discorso» complesso, ma non inaccessibile, che un autore come Hoffman ha costruito affinché un bimbo – ma anche un adulto che lo voglia accompagnare – possa trovare e affrontare i mostri, i misteri, le paure inespresse che dovrebbero essere gli ostacoli da affrontare, non da evitare, in un’età in cui ogni cambiamento sarà tale per tutta la vita (ma anche in quell’età  adulta in cui non è mai troppo tardi per scoprire finalmente gli ostacoli interiori mai affrontati).