Le Nuove Botteghe Umanistiche
Gli Ambienti di Studio, Progettazione e Sviluppo, dove trasformiamo «oggetti» inerti e irrelati in «strumenti» di metodo per studiare, con la scienza, le soluzioni e le regole della narrazione artistica, per indagare l’architettura di capolavori immortali, per esplorare la rete delle correlazioni tra le innumerevoli varianti di modelli archetipici, e per scoprire i meccanismi narrativi e compositivi condivisi tra opere distanti tra loro nello spazio, nel tempo, e nelle forme espressive.
I Progetti della Bottega NeverNeverLand
I Progetti della Bottega NeverNeverLand
6. Studiare il mondo immaginario di un autore-viaggiatore narratore di storie per l’infanzia
In questi Laboratori conduciamo uno studio sistematico, a più livelli e da più prospettive dei racconti di grandi esploratori protagonisti e narratori di viaggi tra mondi reali e fantastici
Qui prendiamo in esame quei «racconti di viaggio», attraverso mondi reali e immaginari, dove la scienza e l’arte si fondono per creare insieme un universo «fanta-scientifico», verosimile ma anche incredibile, particolarmente adatto a fare da sfondo ad avventure straordinarie.
Se ogni racconto artistico può essere considerato un viaggio che i protagonisti compiono davanti ai nostri occhi per trasformarsi nei loro alterego, e se ogni grande viaggio si presta a fornire materiali per un grande racconto, i racconti di viaggio sono le più adeguate rappresentazioni e al contempo i più adeguati stimoli per la crescita al contempo dei protagonisti e dei lettori spettatori. Spesso si tratta anche di racconti di formazione in altri casi di indagini interiori ed esteriori alla ricerca di verità nascoste a se stessi prima che agli altri. In ogni caso i racconti di viaggio ci aiutano a diventare viaggiatori e non turisti nell’intraprendere nuove avventure, senza l’ingenua speranza di ritrovare altrove il proprio mondo e senza la paura di non riuscire a tornare indietro, ma anzi con il desiderio di lasciarsi trasportare dalle curiosità suscitate dalle nuove scoperte, dal piacere di godere dei percorsi oltre che delle mete e dalla voglia di seguire le affascinanti deviazioni impreviste che si aprono lungo il cammino. I viaggi straordinari e i racconti di viaggi straordinari che ad essi si associano sono un’ulteriore sviluppo di quell’arte di coinvolgerci in esperienze sia pure virtuali in cui il perdersi nei labirinti della conoscenza non è solo un incidente ma un’attitudine propria dello scienziato, dell’investigatore e del viaggiatore che non si accontentano di muoversi entro i confini del conosciuto ma aspirano a superare le colonne d’Ercole per viaggiare nel mare aperto dell’ignoto e per fissare paletti di nuovi confini della conoscenza, per scoprire nuovi aspetti della terra delle cose mai fatte prima dall’uomo. Qui l’immaginazione artistica e il rigore scientifico si alternano nel guidare l’autore i suoi personaggi e noi spettatori nell’esplorare mondi dove l’impossibile diventa ipotetico e assume i tratti vividi e realistici del possibile grazie allo sforzo richiesto per ragionare fuori dagli schemi senza mai perdere di vista le coordinate scientifiche dello sperimentato per accedere ai territori dell’eventuale fantascientifico.
Viaggiare per raccontare o raccontare per viaggiare? Questa domanda deve aver attraversato la mente dei tanti autori a cui sono dedicati i progetti di questo gruppo. E tutti devono aver concluso che non vi è alcuna opposizione tra i due diversi atteggiamenti, entrambi sempre presenti nel modo di pensare e vivere di ognuno di loro. Viaggiatori nella vita e nell’arte, sia nel mondo reale che in quello immaginario creato dalla loro memoria elaborativa e da quella dei loro maestri, ognuno di questi narratori ci ha lasciato in eredità racconti che contengono impliciti manuali di viaggio e di scrittura mono e multi espressiva. Viaggiatori e non turisti, ognuno di loro si è perso nei racconti e nei luoghi reali e immaginari che ha creato, scoperto e reinventato.
La maggior parte di questi racconti trae materiali da esperienze implicitamente o esplicitamente autobiografiche; e i protagonisti sono viaggiatori e narratori proprio come i loro autori.
I testi hanno a volte la forma di un «diario» di bordo, con cui gli stessi autori fuori dal testo raccontano pericolose avventure di viaggio in mondi fantastici inaccessibili a persone e personaggi ordinari.
Leggendo questi racconti con gli occhi curiosi di un bambino che guarda al mondo degli adulti attraverso le proprie limitate conoscenze e le proprie illimitate aspettative, ci sorprendiamo di fronte al meraviglioso e indossiamo di nuovo i panni dell’audace giovane esploratore in cerca di grandi scoperte.
I Sistemi che trarremo per voi in questi Laboratori lavorando su questo gruppo di progetti aiuteranno sia noi che voi a ricordare e a capire come ragionavamo quando eravamo bambini, e come ragionano gli artisti che non hanno perso l’innocenza e il candore dell’infanzia.
I Viaggi straordinari di Verne, Méliès e Spielberg, viaggiatori immaginari
Con questo progetto intendiamo realizzare e proporvi un viaggio ininterrotto tra racconti di viaggi straordinari provenienti da diversi tempi e luoghi, e narrati con diverse forme espressive. Per accompagnarvi in questo lungo ininterrotto viaggio senza ritorno abbiamo assunto
tre guide illustri che vi aiuteranno ad esplorare universi narrativi e racconti incredibili creati dal felice connubio tra arte e scienza.
Se il racconto letterario di Verne induce a immaginare mondi impossibili da visitare con mezzi usuali, il contributo visuale realizzato da Méliès agli albori del cinema, e poi quello multiespressivo realizzato da Spielberg al tramonto del cinema stesso, inducono a tornare a Verne con occhi meno ingenui e tuttavia ancor più esigenti, preparati cioè a cogliere e apprezzare le sue raffinate soluzioni narrative ed espressive e a confrontarle sia con quelle degli altri due autori-guida, sia con quelle dei tanti altri grandi narratori che hanno ereditato e appreso i suoi insegnamenti per creare la loro opera.Grazie ai racconti letterari di Verne, e a quelli cinematografici di Méliès e di Spielberg, i giovani lettori e spettatori hanno l’opportunità di accedere ad un mondo speculare al loro ma accresciuto dall’immaginazione, in cui possono compiere esperienze formative eccezionali rispetto a quelle offerte loro dalla vita ordinaria. Racconti di iniziazione, di crescita, di formazione costituiscono per i piccoli lettori/spettatori occasioni speciali per assistere
a «viaggi straordinari» nel tempo e nello spazio compiuti da «doppi» di loro stessi, i quali, proprio come loro, si trovano a osservare e a interpretare fenomeni che solo la scienza e l’arte riescono a descrivere adeguatamente; fenomeni che appaiono tanto più «fantastici» e incredibili in quanto sia i personaggi che i fruitori dei racconti non possiedono – almeno inizialmente – le regole di gioco. Infatti, anche quando le scienze e le tecnologie sembrano aver superato i nuovi limiti fissati dall’arte della narrazione fantascientifica, questa continua ad affascinare le nuove generazioni perché riesce sempre a superare la logica del racconto lineare attraverso quella onirica, surreale, del racconto reticolare a più livelli e dimensioni.
Il nostro progetto mira a far emergere i legami profondi tra i lavori di questi autori e al contempo ad estrarre, dalle loro stesse opere, l’imperitura lezione metodologica che ci hanno lasciato. Entrando nell’universo narrativo di questi tre maestri e inseguendo le correlazioni implicite tra i loro capolavori, i destinatari del nostro progetto potranno da un lato apprezzare a pieno opere sconosciute o lette distrattamente, da un altro apprendere gli insegnamenti metodologici oltre che morali racchiusi in quei capolavori.
Senza soluzione di continuità mentre vi appassionerete alle esplorazioni compiute da personaggi divenuti leggendari come i mondi da loro scoperti – personaggi solo in parte derivati dai diari di grandi viaggiatori ed esploratori – rimarrete affascinati anche dai meccanismi elaborati dagli autori per rendere verosimili oltre che incredibili le loro creazioni, frutto di appassionati e approfonditi studi di viaggi ed esplorazioni oltre della più raffinata letteratura fantastica.Sotto la loro guida scoprirete il labile confine che separa le scoperte più appassionanti compiute nelle profondità della terra, dello spazio, e dell’animo umano, dalle invenzioni che la memoria elaborativa di una mente eccezionale è in grado di realizzare, correlando in modo imprevedibile dati di osservazione provenienti da diversi ambiti scientifici con le conoscenze depositate nella nostra memoria a lungo termine relative ad altre opere dell’ingegno umano.
Il nostro progetto prevede un viaggio multimediale tra i viaggi compiuti dai personaggi di questi tre autori partendo dalla reticolarizzazione della mappa del storie narrate da Verne; inoltre prevede la realizzazione di un sistema di studio che integrerà la mappa degli intrecci possibili con lo studio delle soluzioni narrative elaborate agli autori. Infine una mostra multimediale delle macchine meravigliose elaborate dalla mente degli stessi tra autori promuoverà la conoscenza del sistema di studio e fruizione reticolare.
Il mondo leggendario di Hugo Pratt e Corto Maltese
Attraverso il racconto grafico-letterario di un classico contemporaneo intendiamo esplorare la tradizione dei racconti di grandi viaggiatori autori di meravigliose storie di avventura. I mondi esotici raccontati da Hugo Pratt – cioè da
Corto Maltese, il suo doppio nel testo – ci riservano avventure fantastiche anche se rigorosamente basate su ambientazioni storiche e su personaggi verosimili in mondi poco lontani – nel tempo e nello spazio – dai nostri. Come tanti altri anche noi abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti di questo autore che negli anni in cui il fumetto andava a sostituirsi ai romanzi e contribuiva a sostituire la tradizione artistica con la cultura di massa ci ha regalato piccoli capolavori letterari e visivi che non si sottomettevano alle regole de mercato alla produzione quantitativa settimanale a scapito della qualità autoriale. Questo autore anziché farci dimenticare la grande letteratura di viaggio e formazione ci ha aiutato ad aprire o riaprire porte verso i grandi romanzi avventura che aiutano la crescita e ci ha fatto sperare che un nuovo tipo di racconto che integrasse maggiormente le immagini e le parole fosse alle porte riprendendo la tradizione del racconto illustrato e portandola nell’era della multimedialità. Purtroppo nel panorama mondiale il caso di Hugo Pratt è rimasto un esempio poco imitato; i suoi imitatori non hanno saputo raggiungere lo stesso livello qualitativo soprattutto sul piano narrativo.
A Pratt dobbiamo una saga che a buon diritto può stare a fianco di grandi saghe letterarie; e il suo esempio sembra più stato recepito da quegli autori che con il cinema e la serie televisiva hanno tentato di adattare la grande letteratura senza ridurla ma piuttosto ampliandola espandendola con sequel e prequel che stimolano la fruizione die loro
più illustri correlati letterari. Il dialogo tra Hugo Pratt e i suoi maestri è presente in ogni sua storia e ci invita a conoscere o riincontrare Stevenson, Melville, Conrad, Kipling, Saint-Exupéry, ma anche qui cineasti suoi contemporanei che hanno saputo tradurre in immagini in movimento musica e parole la sua lezione metodologica. Corto Maltese è un personaggio leggendario che ci aiuta a capire come nasce una leggenda, come ogni leggenda si incrocia con altre leggende e come genera nuove leggende. È raro trovare un viaggiatore che sia anche un bravo disegnatore (come tanti grandi pittori, come Delacroix o Singer Sargent) ma al contempo un bravo narratore capace di trasformare i propri diari di viaggio le proprie annotazioni visive e letterarie in un racconto che possa servirsi di esse come materia a cui dare forma e con cui comporre tavole per immagini e parole non dipendenti le une da le altre ma perfettamente complementari. È facile pensare a Hugo Pratt come a un romanziere mancato o a un pittore acquerellista mancato. Ma la sua peculiarità sta nell’essere uno di quei rari narratori multiespressivi (come Jean De Brunhoff)
che a noi piacciono perché si sono dati anima e corpo al racconto per ragazzi reinventando una forma editoriale usata normalmente per produzioni non artistiche e senza mai sentirsi meno autori dei loro colleghi e maestri che hanno fatto scelte più nette e più considerate nel mondo dell’arte. Hugo Pratt è uno di quei pochi artisti che ci hanno mostrato come persino con il fumetto si possa fare arte quando si ha il pieno
controllo di ogni aspetto della produzione dall’ideazione alla realizzazione e quando si conoscono le forme narrative ed espressive avendole apprese dalla miglior produzione artistica (letteraria visiva teatrale) senza farsi condizionare dalla tecnologia a disposizione, senza subire i condizionamenti culturali del medium utilizzato e le aspettative di editori e pubblico abituati ad una produzione di genere quantitativa di bassa qualità. Il nostro progetto da un lato vi aiuterà ad esplorare il mondo leggendario creato da Hugo Pratt attraverso una mappa multimediale delle gesta del suo eroe; da un altro lato vi aiuterà ad apprendere le straordinarie competenze narrative e multiespressive di questo eccezionale autore nonché quelle degli autori suoi maestri e interlocutori le cui storie si intrecciano con quelle dei protagonisti dei racconti di Pratt.
Antoine de Saint-Exupéry pilota postale, pilota di guerra, scrittore di avventure
Il progetto è dedicato al maestro dei viaggiatori avventurieri narratori di grandi avventure. Le avventure di Antoine De Saint-Exupéry e del suo Piccolo Principe,
nonché dei suoi coraggiosi colleghi aviatori, sembrano fatte apposta per aiutarci ad entrare in un mondo di storie correlate e intrecciate tra loro, dove le «memorie» e la memoria elaborativa collaborano per creare un universo narrativo sospeso tra la ragione e l’immaginazione; un mondo in cui i «diari di bordo» dei viaggiatori esploratori si trasformano nella «favola senza tempo» del Piccolo Principe, e in cui lo stesso protagonista-autore può rappresentare la sua crescita, la sua formazione umana e professionale come un lungo racconto composto di tanti episodi tanto incredibili quanto verosimili.
Attraverso i suoi racconti, le sue lettere, i suoi diari possiamo seguire la sua vita leggendaria da quella del bambino pieno di immaginazione a quella dell’adulto che non dimentica come ragionano i bambini quando finalmente diventa un artista capace di trasformare il suo desiderio di avventure in una straordinaria capacità di raccontarle ai bambini stessi. Inventore oltre che viaggiatore, scrittore e sceneggiatore, Antoine de Saint-Exupéry rappresenta ancora – nel mondo contemporaneo culturalmente degradato – l’ideale del vero umanista che con i suoi racconti narra quello
che ha imparato sperimentando e studiando. Al confine tra il saggio e il racconto, tra il documentare storie vere e il narrare storie fantastiche, ogni racconto di questo esperto narratore della natura umana ci invita a scoprire qualcosa di noi stessi attraverso le sue confidenze e le sue intime riflessioni sulle intenzioni e sulle reazioni alle tante prove a cui si è o è stato sottoposto vivendo una vita avventurosa da vero viaggiatore esploratore, sempre pronto a sfidare i propri limiti e quelli dei suoi velivoli, e sempre pronto a compiere nuove imprese leggendarie per poterle raccontare ai suoi innumerevoli lettori desiderosi di conoscere e di imparare sotto la sua guida. Da lui abbiamo imparato cosa vuol dire viaggiare “leggeri”, ma al contempo quanto è importante avere nella propria vita una persona che ci dia una ragione per continuare a lottare per tornare da lei, dalla rosa che ha bisogno di amorevoli cure per vivere, come la sua Consuelo. I suoi viaggi ci invitano a perdersi tra i cieli, i deserti e i ghiacci, per scoprire quel piacere di raccogliere stimoli e di inseguire le nuove domande che nascono dalle
risposte ricevute, senza la paura di non ritrovare la strada del ritorno. Saint-Exupéry è sorprendente anche per il modo in cui si rivolge all’infanzia, non con un’intera opera dedicata ai fanciulli come tanti suoi colleghi scrittori, non con una vocazione alla sola narrazione per l’infanzia, ma con una vocazione a insegnare all’uomo che vuole continuare a crescere, che vuole imparare a usare la propria mente per capire, per scoprire, e per inventare.
Non c’è soluzione di continuità tra i racconti che ci ha lasciato, ognuno va ad aggiungere un tassello nel mosaico delle sue riflessioni a voce alta rivolte al bambino che in ognuno di noi non vuole mai smettere di di sperimentare di scoprire di meravigliarsi mettendosi alla prova in nuove avventure che lo costringano a fare sempre un passo più lungo della propria gamba. Se Il Piccolo Principe è ad oggi il libro più tradotto, più ristampato e più venduto nel mondo intero, è perché parla il linguaggio universale delle fiabe e dell’arte, perché riesce a catturare l’attenzione delle persone cronologicamente e mentalmente giovani di ogni paese, che non si sono rassegnate alla vita com’è ma vogliono fare la loro pare per cambiarla anzitutto cambiando loro stessi. Quel libricino tanto sfruttato ideologicamente e pedagogicamente, senza tuttavia mai ricercarne ed esplicitare la ricchezza in esso racchiusa, già da solo costituirebbe un buon motivo e un ottimo materiale per per costruire un sistema di fruizione e studio reticolare che favorisca l’apprendimento dei preziosi insegnamenti in esso racchiusi. Ma l’intera opera di Saint-Exupéry è un incommensurabile giacimento di conoscenze e di soluzioni narrative ed
espressive che ogni persona, oltre che ogni autore, dovrebbe esplorare per trarne insegnamenti utili alla propria crescita morale e professionale. Nella sua opera ci si perde proprio come lui si perdeva esplorando l’opera del più grande Autore che da sempre sfida gli uomini a superare le colonne d’ercole e i propri limiti fisici e mentali.
I viaggi che vogliamo intraprendere nell’opera di questo viaggiatore esploratore della natura interna ed esterna all’uomo sono al contempo viaggi nell’animo e nel mondo di un autore studioso e inventore che non si è mai accontentato di quel che aveva raggiunto, che non ha mai vissuto di rendita grazie alla fama ottenuta, che ha sempre tentato nuove imprese mettendosi alla prova per non sprecare un solo giorno della sua vita. Se il modo migliore per insegnare è attraverso l’esempio, la vita di Saint-Exupéry è esemplare per chiunque voglia davvero diventare un viaggiatore e non accontentarsi di essere un turista, per chi davvero voglia imparare a raccontare e non a imitare successi stagionali o replicare i propri per paura di perdere il pubblico di massa abituato alle prevedibili ripetizioni dei best seller. I racconti di Saint-Exupéry sono diventati dei classici contro ogni previsione commerciale, non imitando alcun racconto di successo esistente, ma all contempo raccogliendo e continuando la tradizione dei racconti di viaggio dei grandi narratori viaggiatori che scrivono anzitutto per loro stessi, per riflettere su quanto hanno compiuto e per poterlo condividere con altri aspiranti viaggiatori narratori.
Con il nostro progetto intendiamo dare la più adeguata forma editoriale – quella reticolare – al grande patchwork delle storie di Saint-Exupéry, dei suoi amici e colleghi, dei suoi maestri e dei suoi allievi; così potrete viaggiare tra le storie proprio come avrebbe voluto aiutarvi a fare lui stesso, mettendovi a disposizione la sua opera e la sua biblioteca materiale e ideale, e invitandovi a puntare il dito a caso nel mappamondo delle terre più difficili da esplorare perché possiate partire proprio da lì, da una storia incredibile per conoscere poi tutte le altre implicitamente correlate ad essa. Se riusciremo ad attuare e completare il progetto potremo offrirvi anche un «manuale di viaggio», una bussola per poter viaggiare con competenza tra le storie e non sprecare le occasioni per scoprire e apprendere nuove cose; un manuale su come si viaggia tra le storie e come si narrano le storie stesse, perché possiate diventare voi stessi degli abili cantastorie, capaci, proprio come Saint-Exupéry, di far venir voglia di inseguire i fili invisibili che legano una storia all’altra, e di coinvolgere i vostri lettori/spettatori in un gioco interminabile di scommesse e di scoperte sempre più appassionanti.
Viaggiare attraverso i sogni: esplorare i mondi incredibili di Little Nemo e di Winsor McCay
Ci sono autori che vengono liquidati, archiviati – o se preferite storicizzati – come “pionieri” e quindi ricordati solo in occasioni di commemorazioni o di lezioni sulla storia della letteratura, del cinema, del teatro, o, in questo caso, del “cinema di animazione”. Ma anche solo per questo motivo Winsor McCay sfugge
alle classificazioni, perché il suo contributo cinematografico non è meno importante di quello che ha dato come narratore per l’infanzia attraverso meravigliose tavole “a fumetti” pubblicate nella forma editoriale delle strisce quotidiane sui giornali, cioè su oggetti destinati a un interesse per un giorno, a meno di non finire nelle raccolte di qualche collezionista feticista. Ma Winsor McCay tanto sapeva di star creando un piccolo capolavoro narrativo per l’infanzia perfezionato attraverso tante serie tra loro correlate, che proprio come i grandi scrittori sicuri della loro arte ha affidato la sua opera narrativa alla peritura memoria dei giornali e a qualche esperimento cinematografico, sapendo, noi vogliamo sperare, che avrebbe avuto una migliore accoglienza in futuro (come capita a quasi tutti gli artisti ignorati dal proprio tempo) da parte di coloro che sanno riconoscere l’arte anche quando è circondata di spazzatura o è stampata su carta riciclata per incartare il pesce o le patatine fritte. Chi ha bisogno delle testimonianze autorevoli sarà rassicurato apprendendo che grandi artisti visionari come Federico Fellini consideravano questo autore un loro maestro. Chi invece ha acquisito già abbastanza capacità per riconoscere un’opera d’arte anche quando non è appesa nelle pareti di un illustre museo, sarà felice di rivedere rileggere e poter finalmente studiare insieme a noi le tavole di un maestro dei maestri che, persino con il fumetto,
è riuscito a fare arte proprio al tempo in cui il fumetto, il cinema, e in seguito la televisione, avrebbero sostituito alla fruizione dei grandi romanzi della più
alta pittura e del teatro classico una produzione di massa di pessimo livello qualitativo allo scopo di contribuire ad abbassare le aspettative del pubblico e poter smerciare spazzatura altrimenti non vendibile. In questo senso Winsor McCay è andato contro corrente, perché le sue tavole sono perfette composizioni pittoriche e ottime narrazioni favolistiche che ci invitano ad esplorare quel mondo dei sogni dove trovano posto da sempre L’isola che non c’è e il Paese delle meraviglie. Raccontare storie che si sviluppano per associazioni e trasformazioni come in un sogno, dove il realistico e fantastico scivolano di continuo l’uno nell’altro, è un’arte che, al di là dell’etichetta “surrealista”, sanno praticare meglio di altri proprio i grandi narratori per l’infanzia, coloro, come Lewis Carroll, che non si debbono preoccupare che i loro lettori/spettatori commentino con disappunto i loro lavori etichettandoli come “falsi” ed “esagerati!”. Rivedendo uno dei primi esperimenti audiovisivi a tecnica mista di McCay, in cui l’ immagine realistica di un attore interagisce con quella di un dinosauro riportato in vita in animazione
(e in cui l’uomo mostra con orgoglio i risultati dell’ammaestramento della sua creatura) non possiamo non pensare al sogno fantascientifico di Spielberg che ci invita a visitare con gli occhi della mente il suo Jurassic Park. Senza l’opera di Winsor McCay non esisterebbe neppure l’opera di Walt Disney, perché con i suoi prototipi ha mostrato e aperto la strada ai nuovi grandi narratori per l’infanzia, facendo per primo le prime cose giuste, proprio come Méliès che ha portato la letteratura e il teatro nel cinema continuando a narrare favole secondo la tradizione di cui era un degno erede. Il suo “Sogno di un maniaco di crostini gallesi”, “Gli starnuti del piccolo Sammy”, e il capolavoro costituito da “Le avventure di Little nemo nel mondo dei sogni” sono gioielli
di una narrativa che merita di essere letta, studiata e diffusa tra coloro, i bimbi in primis, che vogliono imparare a utilizzare a pieno la memoria elaborativa sia per la propria crescita personale sia per la propria attività professionale di autore narratore e cantastorie multimediale e multiespressivo.
Il nostro progetto vuole dare una nuova più degna edizione labirintica ad un’opera che è stata concepita come un labirinto onirico di racconti composti per ripetizioni e variazioni, correlabili tra loro secondo diversi criteri, e in grado di offrirci nell’insieme diversi interessanti intrecci ricavabili da un reticolo di storie senza fine. Con questo progetto inoltre vogliamo estrarre la lezione metodologica, narrative e compositiva, di un autore che può essere assunto come maestro per le nuove generazioni: non solo per insegnare loro come sognare ad occhi aperti, come usare l’immaginazione per elaborare ipotesi e interagire con racconti complessi che sfidano ad ogni passo i fruitori a congetturare gli sviluppi possibili, ma anche per imparare a raccontare storie altrettanto complesse quanto coinvolgenti, fruibili come un unico viaggio ininterrotto in cui il destinatario possa provare il piacere di perdersi e naufragare nel dolce mare dei sogni di un artista.
Viaggiare nella memoria, ovvero come nasce un cantastorie. Nella mente di Art Spiegelman
Il progetto è dedicato al lavoro di uno scrittore per immagini e parole che, reinventando il fumetto, riuscendo a utilizzarlo, come raramente accade, per fini artistici, è riuscito a creare un piccolo grande capolavoro narrativo che sfida le strumentalizzazioni ideologiche e invita a riflettere sulla differenza tra fare arte e fare propaganda.
Come tanti altri racconti in diverse forme espressive e mediali, anche questo romanzo a fumetti rischia di finire riduttivamente apprezzato come un mezzo utile da rispolverare e consigliare nelle commemorazioni di un evento tragico della nostra storia, che certamente richiederebbe più degne rappresentazioni e riflessioni. Ma ridurre questo raconto a ciò per cui ha avuto tanto successo al di là dei meriti artistici, è come considerare Roberto Rossellini il cantore della resistenza o Ugo
Foscolo il cantore del Risorgimento. Anche per questa ragione ci siamo interessati al lavoro di Art Spiegelman, per poter considerare, a partire da esso, tutti quei piccoli e grandi capolavori della nostra tradizione umanistica che sono stati apprezzati per motivi esterni alle loro qualità artistiche, per una presunta e indiscutibile validità in base agli oggetti di cui parlano, per l’ «impegno» ideologico che si è attribuito ai loro autori premiandoli non (solo) per il loro talento narrativo, ma per la loro «scelta di parte», per essersi cioè messi al servizio (propagandistico) della democrazia piuttosto che di una dittatura. Sempre mantenendo l’esempio di Rossellini, nostro maestro, è esemplare come egli sia stato criticato e perdonato da quella sinistra ottusa e ideologica che lo ha elogiato quando si è occupato della resistenza in Italia e lo ha tuttavia criticato quando ha scelto di raccontare di momenti storici, personaggi, e temi ad essa non graditi. Nessuno ha mai considerato attentamente quel che lo stesso Rossellini ha cercato di chiarire in tante occasioni a proposito della funzione e della struttura di un racconto artistico, che,
rappresentando il frutto di lunghi studi scientifici cerca di rappresentare la complessità di un fenomeno dando conto dei diversi punti di vista coinvolti, cioè delle diverse ragioni che concorrono a creare quella complessità non riducibile ideologicamente ai soli punti di vista pregiudizievoli di chi si avvicina ad essa per «dimostrare» idee preconcette. Per Spiegelman, come per Rossellini, il problema è il medesimo: riuscire a rappresentare un fenomeno complesso
senza cercare di ridurlo, banalizzarlo, strumentalizzarlo; e quindi portare nel carattere dei personaggi non solo il punto di vista limitato – anche se autobiografico – di una sola persona – anche se l’autore – ma dei tanti soggetti a buon diritto coinvolti, così da rendere ogni personaggio capace di rappresentare un diverso punto di vista e di aiutarci ad osservare il fenomeno da tante prospettive tra loro complementari in quanto illuminanti aspetti diversi dello stesso oggetto. Spiegelman è riuscito a sfuggire alla retorica di luoghi comuni che non rendono omaggio ma semmai oltraggiano fenomeni che richiedono ed esigono un trattamento migliore di quello riservato loro dai massmedia, interessati agli aspetti più emotivamente toccanti ma non a stimolare alcuna riflessione. Il suo lavoro aiuta il lettore a capire, offrendogli argomentazioni anche contrastanti tra loro per dargli modo di farsi lui stesso un’idea anziché fornirgliene una già fatta, di trarre conclusioni e di giudicare liberandosi dai pregiudizi.
E questo è tutt’altro che facile da ottenere, dal momento che il mondo dell’informazione al servizio della politica si adopera invece per catechizzare le nuove generazioni offrendo luoghi comuni da recitare per poter apparire colti e politicamente corretti. L’opera di Spiegelman, come ogni progetto artistico, tratta il suo oggetto di narrazione (e di studio) con il bisturi e non con l’accetta, con il dubbio e non col certezze.
Il viaggio nella “memoria” che questo racconto seriale a fumetti ci propone – dal momento che si tratta anche de “La Memoria” che si commemora in tutto il mondo nel giorno dedicato ad essa – non è solo un viaggio nelle «memorie» dei sopravvissuti all’olocausto, ovvero nella «memoria depositata» – quella cosiddetta «a lungo termine» – dei testimoni, ma anche un viaggio nella «memoria elaborativa» dello scrittore, il quale raccoglie, elabora, connette e deve anche affrontare un difficile rapporto con quanti gli offrono la materia da elaborare, poiché essi sono i suoi stessi familiari, tra cui suo padre, con cui ha un legame non facile e la cui comprensione non è immediata e non semplice. Avevamo già apprezzato lo sforzo fatto anzitutto dall’autore e poi da un editore tanto ambizioso quanto purtroppo presuntuoso come la Voyager Company, la quale, per far conoscere l’opera di
Spiegelman propose un “expanded book” del racconto, comprendente anche molti materiali utili per capire l’universo narrativo dell’autore e dei suoi testimoni, la genesi dell’opera attraverso i bozzetti e altre opzioni di sviluppo del racconto. Ma non avevamo potuto evitare il confronto tra il vasto progetto di Spiegelman e le anguste scelte editoriali, condizionate da una pubblicazione cartacea o da una «equivalente» digitale solo fintamente reticolare, ma in realtà composta linearmente e arricchita di diverse appendici e addobbi multimediali. Ma la pubblicazione dell’archivio completo, anche se in forma di libro molto ben impaginato con un dvd bonus allegato (contenente video-interviste all’autore e ai suoi testimoni nonché la versione digitale ebook del libro e dei suoi studi preparatori) ci ha tolto ogni dubbio in merito all’idoneità, l’adeguatezza, e l’opportunità di dare al meritevole progetto di Spiegelman sia una vera edizione reticolare – correlandolo ai tanti correlati che esso richiede come presupposti sviluppi e varianti grazie alla quantità di racconti e studi con cui esso dialoga –
sia per far integrare tale edizione con un manuale, anch’esso reticolare, concepito per favore lo studio della narrazione e della scrittura multiespressiva di un autore che esplicitamente rivela di essere figlio di tanti artisti, a cui deve le capacità che ha abilmente sfruttato per comporre il suo capolavoro. Mentre la cultura di massa si sforza di convincere gli ultimi artisti a volgere le loro abilità all’industria pubblicitaria alla propaganda politica e alla droga dell’intrattenimento-stordimento ludico elettronico abbiamo incontrato un artista nostro contemporaneo che ha viceversa piegato i mezzi della comunicazione di massa alla sua arte (mentre lo diciamo pensiamo a Saul Steinberg che certamente avrebbe amato l’opera di Spiegelman) e questa è un’occasione troppo ghiotta per noi da trascurarla; perciò speriamo di poter attuare anche questo progetto e potervene offrire i frutti, magari con l’aiuto di qualche altro soggetto interessato quanto noi a valorizzare l’opera di un “classico contemporaneo”.